"E' bene avere a disposizione un acquario prontemente allestibile per la quarantena."

Dieter Untergasser: Malattie da miceti e da alghe. Cap 5.

5.1. Micosi esterne
I funghi sono presenti in qualsiasi acquario. Normalmente fanno parte degli aiutanti invisibili che, nel filtro e in punti inaccessibili dell’acquario, decompongono i resti di cibo e gli escrementi dei pesci. Le loro spore sono sospese nell’acqua finché trovano un terreno nutritivo adatto su cui germinare. Sulla mucosa sana dei pesci non sono in grado di fissarsi. Solo se la mucosa è danneggiata da morsi o altre ferite, le spore possono penetrare e germinare. Ma anche infezioni batteriche e parassiti cutanei possono essere il fattore scatenante di malattie fungine. Per evitare infezioni da funghi in caso di ferite, si possono attuare misure di prevenzione. Se tuttavia una micosi è avanzata a tal punto che nell’area cutanea colpita si distinguono chiaramente i filamenti fungini, solitamente qualsiasi aiuto arriva troppo tardi. Gli agenti patogeni sono funghi dei generi Saprolegnia, Achlya e Dictyuchus. Normalmente vivono in una sostanza organica morta, come resti di mangime, cadaveri di animali o cibo in decomposizione. Anche l’ammuffimento delle uova morte, la saprolegnosi delle uova, è causato da questi funghi. Tuttavia l’imbianchimento delle uova trova la sua causa primaria nella coagulazione dell’albume. Solo più tardi sulle uova bianche crescono i filamenti fungini. Se la percentuale di uova morte è elevata, i funghi in via di formazione si trasferiscono anche sulla uova sane. Sui pesci l’infezione fungina mediante i generi sopra citati si manifesta con dei sottili filamenti bianchi – cosiddette ife –che si sviluppano sul punto infettato. Questi diventano sempre più fitti fino a formare uno strato che ricorda l’ovatta. L’attacco si riconosce ad occhio nudo. Per l’esame al microscopio si taglia con una forbice un ciuffo delle ife fungine e si allestisce un preparato. Già ad un ingrandimento ridotto si distinguono i filamenti fungini e sulle loro estremità gli sporagi pieni di spore. I pesci gravemente colpiti non si possono più salvare, poiché le ife fungine crescono anche verso l’interno dei pesci e causano all’organismo i loro metaboliti solitamente tossici. Prima di procedere al trattamento, si dovrebbe scoprire la causa dell’infezione ed eliminarla. I funghi possono essere combattuti con bagni di soluzioni chimiche. La scelta del medicinale dipende dalla gravità dell’attacco. Come misura profilattica e in caso di attacco lieve si possono seguire i metodi C 12 e c 17. Per prevenire l’ammuffimento delle uova, è efficace il metodo C 17c, praticato per tre giorni. Ferite colpite da funghi e micosi ampie possono essere curate secondo C 23 o C 9.
5.2. Micosi interne
5.2.1 Ichthyophonus hoferi (Ichthyosporidium)
Fino a qualche anno fa, Ichthyophonus hoferi era una delle malattie più temute in acquario. Oggi è universalmente diffusa l’opinione che nella maggior parte dei casi si tratti di tubercolosi, poiché questa si distingue solo con molta difficoltà da Ichthyophonus. La malattia compare in pesci marini e d’acqua dolce. Tutta la popolazione può essere in pericolo se i pesci sono indeboliti e vengono tenuti in acquari con condizioni igieniche carenti. E’ stata confutata l’opinione che Ichthyophonus non possa comparire in pesci d’acquario tropicali per via dell’elevata temperatura. Somministrando pesci marini colpiti a pesci d’acqua calda, Herkner (1961) riuscì a provocare la malattia nel 20% degli esemplari. L’agente patogeno Ichthyophus hoferi viene classificato fra i ficomiceti. Fino a poco tempo fa si chiamava ichthyosporidium hoferi, ma dopo studi recenti è stato reintrodotto il nome vecchio (Reichenbach-Klinke 1980). Lo scopritore della Malattia barcollante, poiché i pesci colpiti nuotavano con movimenti dondolanti. Esteriormente, in genere, non si vede nulla, saltuariamente si verificano ulcere cutanee in Anabantidi e buchi nella testa di Ciclidi (falsa malattia del buco). Vengono colpiti prevalentemente fegato, milza, cuore, rene e cervello. Gli organi sessuali, le branchie e la muscolatura vengono attaccati più raramente. I pesci sospetti di Ichthyophonus vanno uccisi e sezionati. A partire da una dimensione di 0,5 mm, le cisti bianche si distinguono sugli organi senza alcun ausilio ottico. Per la diagnosi, vengono eseguiti dei preparati per sfilacciatura di fegato, cuore, milza e rene ed esaminati al microscopio ad un ingrandimento di 50-100 volte. Nel preparato si reperiscono con facilità cisti di 0,04-2 mm. Hanno forme rotonde o ellissoidali, sono brune con particelle nere all’interno e circondate da un alone di tessuto connettivo chiaro. Nei preparati di cisti ottenuti per schiacciamento e colorati secondo E 8, non si trovano batteri. I pesci infettano, assumendo con il cibo dei plasmodi infettati. Per influsso dei succhi gastroenterici, questi si decompongono in amehoblasti la cui maggior parte viene nuovamente espulsa. I rimanenti parassiti possono riuscire ad attraversare la parete intestinale e a lasciarsi trasportare nei vari organi dal flusso sanguigno. In pesci indeboliti questo accade con maggiore facilità perché l’intestino di animali sani è più resistente. Un’alimentazione varia e sana rappresenta una misura preventiva importante. Nell’organismo infettato il parassita cresce tramite varie divisioni dei nuclei e si circonda poi di un involucro. Subentra quindi un periodo di quiescenza di alcuni giorni. Siccome anche nel pesce viene formato un involucro connettivale attorno al parassita, in questo stadio è facile una confusione con la tubercolosi. Dalla cisti si schiudono dei plasmodi plurinucleati che si dividono in plasmodi figli e si diffondono nell’organo infetto. Il pesce muore quando gli organi colpiti non possono più esercitare le loro funzioni. Dopo la morte dell’ospite, dalle cisti crescono delle ife, alle cui estremità di formano i plasmodi infettanti. Il contagio avviene se vengono ingerite parti di animali morti. Sembra che il parassita possa colpire quasi tutti i pesci d’acqua dolce e marini (Reichenbach-Klinke 1980). Non si conosce alcun metodo di trattamento. I pesci morti devono essere tolti immediatamente dall’acquario e poi distrutti.
5.2.2 Aphanomyces sp.
Oltre a Ichthyophonus sono stati trovati altri funghi che con il loro micelio invadono gli organi dei pesci. Spesso non si osservano sintomi esterni, tranne che gli animali colpiti sono ostacolati nelle loro reazioni e movimenti. Pare che l’infezione di pesci tropicali d’acqua dolce tramite specie di Aphanomyces possa assumere carattere epidemico (Reichenbach-Klinke 1980). Il fungo cresce nella muscolatura dorsale. La morte subentra dopo alcuni giorni, quando la pelle viene perforata dall’interno. I preparati per sfilacciatura degli organi possono venire colorati in modo che ife fungine risaltino con maggior evidenza. Siccome queste micosi compaiono solo raramente in acquario, non vogliamo trattarle più approfonditamente.
5.2.3 Branchiomyces, corrosione delle branchie
Questa micosi branchiale compare prevalentemente in animali che vivono in acque molto inquinate da sostanze organiche. L’agente patogeno può essere introdotto in acquario con il cibo vivo. In acquari puliti, con un cambio regolare dell’acqua, la corrosione delle branchie non rappresenta alcun pericolo; non così, invece, in laghetti da giardino con abbondanza di alghe durante la stagione calda. La causa sono funghi del genere Branchiomyces. Questi crescono nell’epitelio branchiale, rimuovono il tessutoe ostacolano l’irrorazione sanguigna. Le lamelle branchiali attaccate muoiono, si disfano e si staccano. I pesci diventano pigri, boccheggiano, respirano affannosamente e infine soffocano. Per l’esame si staccano con una pinzetta appuntita alcune lamelle branchiali morte e si allestisce un preparato. Le ife fungine si riconoscono ad un ingrandimento di 100 volte. E’ possibile un trattamento seguendo i metodi C 12, C 3 e C 9. Nel laghetto da giardino i pesci non possono essere curati, ma vanno trasferiti in una vasca di quarantena.
5.3. Malattie da alghe
Generalmente le alghe non costituiscono alcun pericolo per i pesci d’acquario. Esistono in effetti delle alghe che espellono sostanze velenose (tossine) che possono diventare pericolose per i pesci. Tuttavia deve verificarsi una moltiplicazione delle alghe a mo’ di fioritura dell’acqua. Inoltre, la probabilità che venga introdotta una specie d’alga velenosa è estremamente bassa. Alcune specie di alghe verdi (Cloroficee) crescono sugli opercoli branchiali e sulle pinne, ma non provocano alcun danno se la loro crescita è limitata.. Il rimedio è un bagno breve, come indicato al punto C 17c. Molto più frequentemente compaiono in acquario le alghe azzurre (Cianoficee). Queste ricoprono il materiale di fondo e le piante con una patina verde-bluastra. Spesso l’acqua, in acquario, ha uno sgradevole odore di marcio. Inoltre, le alghe azzurre cedono una sostanza tossica per le uova dei pesci, sicché negli acquari interessati non è possibile la riproduzione (comunicazione verbale del Prof. Dott. Geisler 1988). Purtroppo, non esiste ancora un metodo del tutto efficace per combattere nell’acquario arredato le alghe azzurre. Di solito, non resta altro che svuotare l’acquario e disinfettare tutto.
5.4. Dermocystidium
Non è ancora chiarita la classificazione di Dermocystidium. Alcuni autori lo classificano tra i funghi, altri tra gli Haplospora. Dermocystidium produce nella pelle e nelle branchie delle cisti rotonde oppure lunghe, quasi vermiformi. Possono misurare 1-10 mm di lunghezza o anche più. L’interno delle cisti è riempito di centinaia di migliaia di minuscole spore 3-6 mm. Le spore sono rotonde di varie dimensioni. Non si conosce ancora alcun metodo di trattamento. ...segue»

Fonte: libro "Malattie dei pesci d'acquario" del Dott.Dieter Untergasser del 1989 non più in commercio in Italia. MGA©

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