"E' bene avere a disposizione un acquario prontemente allestibile per la quarantena."

Dieter Untergasser: Il riconoscimento di condizioni patologiche. Cap 2.

2.1 Pesci stressati
Non solo l’uomo, ma anche i pesci sono afflitti da stress. In particolare i pesci d’acquario possono essere sottoposti a vari tipi di stress. La causa, in genere, è dovuta a condizioni ambientali. Come fattori di stress per i pesci in acquario citiamo: frequenti oscillazioni di temperatura, valori chimici dell’acqua non rispondenti alle esigenze della specie, sostanze chimiche (fertilizzazione errata, medicinali), acqua sporca, acquario sovrappopolato, acqua inquinata da escrementi, alimentazione errata, trasferimento, trasporto, eccessivo movimento dell’acqua, quarantena in una vasca di tutto vetro non arredata. Anche la paura dei pesci è un fattore di stress da non sottovalutare. Così, spesso, stati di paura possono essere provocati da lavori di manutenzione effettuati nella vasca, dalla cattura dei pesci con retino o da rapidi movimenti davanti all’acquario. Le lotte gerarchiche di certe specie determinano un forte stress per i pesci sconfitti quando l’acquario è troppo piccolo e offre un numero insufficiente di rifugi. Uno stress estremo può avere un effetto shockizzante e portare alla morte del pesce. Spesso gli animali sono sottoposti ad uno stress lieve ma costante, dovuto a sostanze inquinanti nell’acqua. Per un certo periodo il pesce è in grado di riacquisire la sua omeostasi(equilibrio dell’organismo)adattandosi ai fattori mutatisi. Quando ciò non è più possibile, subentra una condizione di prostrazione che si conclude con la morte. Wedemeyer (1970, 1974) e Peters (1988) hanno potuto dimostrare che lo stress debilita in maniera diretta la capacità di difesa contro le infezioni. Spesso ne consegue l’insorgere di malattie per l’esistenza di stati latenti di parassiti o mediante agenti patogeni presenti in acquario. Addirittura si ha uno stress multiplo per gli abitanti dell’acquario quando questo è sovraffollato. In questo caso, anche con un buon filtraggio, l’inquinamento dell’acqua aumenta a causa delle sostanze di rifiuto. I pesci si disturbano a vicenda e non dispongono di sufficienti possibilità di rifugio. Come valore di massima per una quantità ottimale di pesci in un acquario vengono spesso indicati cinque litri d’acqua per individuo. Stando a questa regola, un acquario con un contenuto di cento litri può ospitare venti pesci. Pesci grandi o piccoli? Il conto non quadra. Le migliori esperienze si sono avute con il seguente schema, in base al quale si calcola la densità di popolazione secondo la quantità d’acqua per centimetro di lunghezza del pesce. Introducendo nella vasca dei pesci giovani, chiaramente come metro si deve prendere la taglia che ci aspettiamo venga raggiunta. Con questo schema di popolamento, un buon filtraggio e un cambio regolare dell’acqua di un quarto della quantità totale, effettuato settimanalmente, non si avrà alcun inquinamento forte dell’acqua dovuto a sostanze di rifiuto.
2.2 La prevenzione di malattie
Per mantenere sani i pesci in acquario ed offrire loro una vita lunga, è necessario, seguendo i consigli esposti in questo capitolo, impedire l’insorgere di una malattia ed evitare on le dovute misure l’introduzione di patologie. Per questo motivo i nuovi acquisti andrebbero ospitati nell’acquario solo dopo un periodo di quarantena. Ci si deve procurare di più di un retino, l’ideale sarebbe uno per ogni acquario. Un secchio con una soluzione disinfettante concentrata serve a sterilizzare i retini usati e gli altri pezzi venuti a contatto con l’acqua dell’acquario. Gli oggetti vanno prelavati dalla soluzione solo al momento dell’impiego, sciacquandoli prima brevemente con acqua pulita. Né gli attrezzi né le mani si devono immergere prima in un acquario e poi in un altro; così non si introducono agenti patogeni. Inoltre non si deve scambiare dell’acqua tra gli acquari. Oltre alle osservazioni quotidiane, quando alleviamo dei piccoli andrebbero effettuati almeno ogni due settimane dei controlli sanitari. In questa occasione vanno soprattutto esaminati al microscopio dei frammenti di feci appena deposte, ad un ingrandimento di 50-200 volte. Anche con le piante si possono introdurre dei parassiti, se queste non sono state coltivate prima in contenitori senza pesci. Vegetali provenienti da impianti per la coltivazione di piante acquatiche si possono in genere considerare privi di agenti patogeni. Le piante venute a contatto con pesci si possono disinfettare con una soluzione di allume. In sintesi si può affermare che una prevenzione di successo delle malattie dipende in gran parte dalla costanza con cui si effettuano i lavori di manutenzione e vengono rispettate le regole precauzionali. Un cambio regolare dell’acqua, nonostante il livello raggiunto dalla tecnica di filtraggio, resta tuttora obbligatorio. Meglio sostituire spesso poca acqua che raramente una quantità abbondante. I processi biologici di autodepurazione dell’acqua sono da coadiuvare mediante filtri biologici attivi. Qualsiasi infezione batterica e parassitaria può essere meglio debellata dal pesce quando questo vive in condizioni sane. Siccome, però, l’acquario è uno spazio vitale molto ristretto, i parassiti nonché i loro tomiti e larve hanno una probabilità assai maggiore che non in natura di incontrare un pesce.
2.3 Intossicazione e malattia
Riconoscere la causa di una malattia dei pesci è la premessa per un trattamento di successo della stessa. Innanzi tutto si deve distinguere tra malattie dovute ad un agente patogeno e malattie la cui causa è da ricercare nel pesce stesso e nel suo ambiente. A queste ultime appartengono le malattie ereditarie, le malformazioni , le intossicazioni, le ferite e l’alimentazione sbagliata. Il riconoscimento e l’eliminazione di queste cause, nella misura in cui sono possibili, vengono descritti nel cap 9. Più frequentemente compaiono malattie dovute ad agenti patogeni. Per agenti patogeni si intendono esseri viventi che possono causare malattie. Se i pesci presentono un comportamento anormale, si deve prima di tutto appurare se questo si manifesta in tutti i pesci, solo in una specie o in singoli individui. Se in breve tempo i sintomi compaiono in tutti i pesci o, comunque, le specie più delicate mostrano lo stesso comportamento insolito, con molta probabilità abbiamo a che fare con una intossicazione. Essa si manifesta con i sintomi più disparati. Così, durante o dopo l’azione del veleno, si possono osservare disturbi dell’equilibrio, paralisi, convulsioni, crampi, scatti per l’acquario conseguenti a stimoli minimi, urti a causa di limitate facoltà percettive, respirazione accelerata e boccheggiamento sotto la superficie dell’acqua, decolorazione, cambiamento di colore delle branchie e delle pinne, aree rossastre sul corpo, opacità biancastra della pelle o intensa secrezione di muco. Questi sintomi possono manifestarsi singolarmente ma anche combinati. A seconda del tipo di sostanza tossica, se viene eliminata la causa può verificarsi un miglioramento. Se però sui pesci ha agito un veleno potente, gli animali possono morire in conseguenza dell’avvelenamento anche successivamente in acqua priva di sostanze tossiche. Un’intossicazione si riconosce molto difficilmente se si trovano in acqua solo quantità minime di un veleno. I danni allora compaiono soltanto col passare del tempo. Così è stato osservato che alcuni pesci morivano per danni provocati agli organi solo ad una certa età, mentre gli esemplari più giovani non ne erano colpiti. A volte l’avvelenamento si manifesta soltanto con un forte aumento di diversi ectoparassiti. Malattie causate in maniera primaria da agenti patogeni raramente si diffondono in breve tempo su tutta la popolazione , se l’acquario è ben curato. Inizialmente sono colpiti sempre soltanto alcuni pesci, a meno che l’acquario non sia appena stato ripopolato con esemplari malati. L’appassionato attento si accorgerà certamente in breve tempo del comportamento insolito di singoli pesci, cosicché resta il tempo sufficiente per prendere delle contromisure. Per individuare un comportamento anomalo dei pesci come sintomo di malattia, si dà per scontato che l’acquariofilo conosca esattamente le condizioni di vita dei suoi ospiti quando sono sani. Chiaramente questa esperienza può essere soltanto acquisita osservando i pesci di frequente. Cambiamenti comportamentali da ricondurre ad una malattia non devono manifestarsi necessariamente in maniera uguale in tutte le specie ittiche. Allo stesso modo, non è possibile individuare una determinata malattia in base ad un comportamento mutato, dato che molte cause possono portare all’identica anomalia comportamentale. Così il nuoto barcollante, colori sbiaditi o inscuriti nonché pinne raccolte sono segni di debolezza e di estremo malessere che, a loro volta, indicano forse un danno interno. Possono esserne causa anche un valore di pH estremamente basso o elevato, il calore, il freddo e la carenza di ossigeno. Posizione su un fianco, disturbi dell’equilibrio, stazionamento a testa in giù e ribaltamento indicano già danni gravi, da ricondurre ad un’infezione del cervello, della vescica natatoria, dell’organo dell’equilibrio o che lasciano presagire lo stadio terminale di una malattia. Il rifiuto del cibo – combinato con l’isolarsi da altri pesci, timidezza, inscurimento dei colori, buchi nelle pinne - permette di concludere che vi siano endoparassiti nell’intestino. Se un pesce non presenta alcuna reazione ed è estremamente lento, è possibile che soffra di emoflagellati. Le infezioni batteriche dei vari organi interni comportano inerzia, sbiadimento dei colori, isolamento dal branco, inscurimento della colorazione, rifiuto del cibo, ano infiammato, feci mucillaginose, a volte respirazione accelerata e branchie pallide. Se i pesci si strofinano contro gli oggetti decorativi o le piante e muovono a scatti le pinne oppure le raccolgono, allora sono colpiti da ectoparassiti. Opercoli branchiali sollevati, con sfregamenti e frequente, rapida protrusione della bocca sono spesso da ricondurre ad un attacco di vermi parassiti delle branchie. Al contrario, la respirazione rapida non è sicuro indizio di vermi alle branchie. La causa può essere anche una sostanza tossica nell’acqua , carenza di ossigeno, valore di pH errato, o un alto fattore che provochi stress.
2.4. Quarantena e disinfezione
Una vasca di quarantena dovrebbe far parte dell’attrezzatura standard di ogni buon acquariofilo. Non deve’ essere necessariamente molto grande, ma è bene che sia adatta alle dimensioni ed alla qualità dei pesci da osservare. L’arredamento e la qualità dell’acqua dovrebbero possibilmente corrispondere la futuro ambiente in cui ospiteremo i pesci d’acquario. Si dovrà, tuttavia, provvedere affinché la decorazione possa essere rimossa in breve tempo, quando i pesci dovranno essere trattati o catturati. Per principio, tutti i nuovi arrivati si devono porre in quarantena per un periodo tra le tre e le sei settimane. Si controlli quotidianamente il loro stato di salute. Tre settimane sono il minimo per i pesci riprodotti in acquario, considerato che lo sviluppo di alcuni parassiti fino allo stadio in cui lo sviluppo di una malattia si manifestano esteriormente può durare fino a due settimane. Per pesci catturati in natura o riprodotti all’aperto, che a volte ospitano parassiti sconosciuti, si raccomandano cinque o sei settimane. Durante questo tempo si deve più volte trasferire un po’ d’acqua dall’acquario nella vasca di quarantena, in modo che i pesci possano abituarsi anche alla sua microflora e microfauna. La seconda funzione di una vasca di quarantena è quella di un “ospedale” per pesci che siano sospettati di malattia. Qui possono essere osservati abbastanza a lungo, senza mettere in pericolo i loro conspecifici nell’acquario. Malattie riconosciute troppo tardivamente sono curabili solo con grosse difficoltà. Se tutta la popolazione ittica è morta a causa di una malattia a decorso epidemico, è consigliabile disinfettare con cura l’acquario e la vasca di quarantena. In questo caso le piante vanno distrutte. Se gli agenti patogeni sono superiori dal punto sistematico a batteri e virus, si può prendere in considerazione una disinfezione delle piante con allume. Materiale decorativo, radici, pietre, ghiaietto e contenuto del filtro vanno bolliti per un’ora, senza contare il tempo di riscaldamento dell’acqua. L’acquario vuoto e gli oggetti che non si possono bollire (ad esempio cartucce filtranti in resina espansa) vanno sterilizzati con una forte soluzione di permanganato di potassio. Il filtro di fa funzionare senza carica filtrante; in questo modo vengono disinfettati anche il contenitore, la pompa e i tubi. Dopo aver sciacquato accuratamente tutti i pezzi e l’acquario stesso, si può nuovamente arredare la vasca. Il filtro viene riempito con nuovo materiale filtrante oppure con quello vecchio previa bollitura. Dopo la maturazione da tre a sei settimane, finché si sarà nuovamente formato un numero sufficiente di batteri.
2.5 Esame di pesci vivi
Se un pesce si è ammalato e si può escludere un avvelenamento dell’acqua, l’animale va immediatamente trasferito nella vasca di quarantena. L’esame inizia con l’osservazione in acquario. A tale scopo si deve dedicare più volte al giorno un po’ di tempo. Le irregolarità che l’osservatore nota vanno messe per iscritto, in modo da potere in un secondo momento ricostruire il decorso della malattia. I moduli-verbale, secondo l’esempio riportato semplificano il lavoro e fanno risparmiare tempo. Si può dattilografare il campione e poi fotocopiare. I verbali vengono raccolti e tenuti per paragoni futuri. Inoltre, si annotano sul modulo l’anamnesi, il comportamento, i dati sull’ultimo cambio dell’acqua, i valori chimici, l’ultimo cibo somministrato, ecc. Un modulo-verbale può contenere i punti salienti indicati ed essere adatto alle proprie esigenze. In nessun caso una persona dilettante deve esaminare pesci velenosi(per esempio Pterois Dasiatidi). ...segue»

Fonte: libro "Malattie dei pesci d'acquario" del Dott.Dieter Untergasser del 1989 non più in commercio in Italia. MGA©

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