reinserimento_coralli_in_natura

"La crioconservazione degli ovuli umani è pratica acquisita da anni."

Crioconservazione: una speranza per salvare i coralli dalla minaccia di estinzione, seconda parte

Di fatti, il congelamento degli spermatozooi avvengono ad una velocità di circa 20 gradi al minuto e dopo circa 5-6 minuti si trovano alla temperatura di -80 gradi Celsius e vengono immersi in azoto liquido dove si congelano a -196 gradi Celsius. Per il trasporto i campioni congelati vengono spediti in un apposito container di grandi dimensioni che contiene una schiuma che assorbe l’azoto liquido e mantiene il tutto alla temperatura di quest’ultimo. I tubi contenitori possono rimanere all’interno del container per un paio di settimane e dunque possono essere inviati a una delle due banche di spermatozoi di corallo esistenti nel mondo, teoricamente, potrebbero rimanere lì per mille anni. Gli spermatozoi criocongelati sono ancora vivi, ma sono così rallentati che il metabolismo non avviene. Una volta scongelati in acqua di mare filtrata a circa 30 gradi, il team valuta la loro motilità post-disgelo e li usa in combinazione con le uova fresche per creare nuova prole. Per applicare la crioconservazione e il flusso di geni assistiti per riparare la barriera corallina su larga scala c'è bisogno di dare priorità ad alcune specie. Gli individui devono essere taggati e analizzati geneticamente, in modo da essere certi di non avere cloni quando si inizia a raccogliere le uova. In Australia il Western Reef e la Grande Barriera Corallina formano una curva a U attraverso la parte superiore del continente, dove all'interno di queste aree ci sono barriere coralline a rischio che vanno identificate per conoscere quali siano le specie che si vogliano criopreservare. Per ottenere il 90% della diversità genetica servono circa 10 individui di una specie da una scogliera, non si tratta di un enorme sforzo ottenere centinaia di migliaia di discendenti da una sola prova di laboratorio. Per far fronte alle spese che comporta la formazione di nuove squadre di biologi bisogna riferirsi ad un programma globale che sia finanziato ad alti livelli, l'Indonesia ad esempio non ha i soldi per svolgere questo tipo di lavoro né ha grandi laboratori per custodire il materiale. Per far si che questo tipo di conservazione e ripristino delle barriere prosegua, si avrà bisogno di squadre formate sul campo in un certo numero di siti che possano raccogliere materiale per far fronte alla minaccia di eventi di sbiancamento che influenzano notevolmente la riproduzione. E’ importante fare questo lavoro il più velocemente possibile perché gli eventi di riscaldamento diventeranno sempre più frequenti, sono già stati osservati cambiamenti sostanziali. I ricercatori devono costantemente rimanere aggiornati monitorando i possibili cambiamenti e adattamenti della barriera corallina, dal 2013 al 2014 sono stati crioconservati elementi di corallo quasi ogni mese per esaminare i cambiamenti stagionali delle alghe simbiontiche nel corso dell'anno, durante questo periodo i protocolli di congelamento hanno funzionato bene, tuttavia dopo l'evento di sbiancamento del 2015 alle Hawaii questo protocollo non può più essere utilizzato. Le alghe si stanno adattando il che è positivo, ma sta cambiando la loro fisiologia, significa che bisogna tornare indietro e ricalibrare il metodo di crioconservazione, la diversità genetica si sta restringendo il che rende le cose ancora più difficili. Segue»

Acquari MGA©

reinserimento_coralli_in_natura