"E' bene avere a disposizione un acquario prontemente allestibile per la quarantena."

Dieter Untergasser: Elmintosi. Cap 7.

Tra i vermi esistono così numerose specie che conducono vita parassitaria, che in questo libro è impossibile fornirne una descrizione esauriente. Perciò verranno trattate in primo luogo le specie che compaiono di frequente e possono rappresentare un pericolo per i pesci d’acquario. In genere, le verminosi hanno decorso lento. Spesso sono concomitanti con altre malattie, sicché la causa della morte non può essere ascritta in modo univoco ai vermi.
7.1. Turbellari
Come parassiti i turbellari sono molto rari sui pesci. Finora sono stati descritti solo pochi casi in cui i turbellari parassitavano la pelle di pesci marini o invertebrati. Spesso, invece, compaiono negli acquari d’acqua dolce come predatorio di uovo. Proprio quando sul fondo si è accumulato parecchio fango, essi possono riprodursi intensamente. Poi, nell’oscurità aggrediscono le uova. Sifonando il fango in occasione del cambio settimanale dell’acqua, si può prevenire la riproduzione dei turbellari. Secondo Reichenbach-Klinke (1980), il trattamento può avvenire con due cucchiai di aceto su 25 litri. Anche il metodo C6 è stato più volte applicato con successo.
7.2. Monogeni
7.2.1. Vermi uncinati I vermi uncinati vivono sulla pelle e sulle branchie di pesci d’acqua dolce e marini. Gli uncini sull’estremità posteriore servono ad ancorarsi sulla mucosa dell’ospite. In base all’apparato uncinato, haptor, può essere effettuata una grossolana classificazione. Per l’acquariofilo questo a volte è necessario, poiché combattere le varie specie non sempre è possibile con gli stessi metodi. Un attacco lieve è ben tollerato dai pesci, a volte si osservano sfregamenti e movimenti a scatto delle pinne . In caso di attacco massiccio delle branchie, vengono alzati gli opercolo branchiali. Tramite una sovrabbondanza di muco sulle branchie, la respirazione viene ostacolata, e ciò provoca movimenti respiratori accelerati. I pesci respirano affannosamente e stazionano sotto la superficie dell’acqua. A volte si nota che un opercolo branchiale aderisce al corpo e l’altro è alzato, mentre la bocca viene protrusa a scatti. In casi estremi l’assunzione di ossigeno viene ridotta a tal punto che i pesci soffocano. I vermi uncinati scelgono perlopiù ospiti specifici, sicché vengono colpite in egual misura soltanto specie molto affini. In impianti di allevamento con popolazioni ittiche molto dense, i vermi parassiti delle branchie possono riprodursi in maniera epidemica ed uccidere tutti i pesci giovani nel giro di poche settimane. In caso di sospetto si allestiscono preparati di raschiati cutanei e branchiali. Qui si potranno poi osservare bene i verni ad ingrandimenti da 50 a 200 volte. Con gli uncini situati sull’estremità posteriore sono saldamente fissati sulla pelle, mentre l’estremità anteriore oscilla liberamente. Da pesci appena morti si possono prelevare interi archi branchiali, su cui, ad un ingrandimento di 50 volte, si trovano grosse quantità di vermi. I vermi uncinati vengono introdotti in acquario con pesci nuovi e trasmessi già dai genitori agli avannotti più piccoli.
7.2.1.1. Gyrodactylidea
Gyrodactylus sp. parassita la pelle e, più raramente le branchie. La trasmissione su altri pesci è favorita da un’alta densità di popolazione. Nell’immagine al microscopio si distingue subito, ad un ingrandiemnto di 50-200 volte del verme lungo 0,3-0,9 mm, l’haptor sull’estremità posteriore. Nella formazione discoidale si trovano due uncini mediani, circondati da un massimo di 16 piccoli uncini marginali. L’estremità anteriore è bilobata, qui terminano i canali escretori di ghiandole che secernono una sostanza adesiva. Dietro si trova, in posizione ventrale, la ventosa orale. Non sono presenti macchie oculari. Nella parte centrale dei vermi di distingue, all’interno, un embrione su cui si sono già sviluppati degli uncini. Questo embrione a sua volta contiene un altro individuo figlio con embrione, sicché in un individuo madre sono riunite quattro generazioni. Sebbene le specie di Gyrodactylus partoriscano un solo individuo vivo, il tasso di riproduzione è molto elevato. Da un esemplare sessualmente maturo in condizioni favorevoli possono nascere entro un mese circa un milione di individui. Mediante moviemnti di raschiatura e succhiamento, questi vermi parassiti prelevano sangue e frammenti di pelle e li divorano. Parassiti singoli non danneggiano il pesce. Solo se condizioni sfavorevoli hanno indebolito i pesci, può avvenire una riproduzione in massa dei parassiti. Ne conseguono lesioni cutanee più vaste con opacità, per cui presto compariranno infezioni da batteri e funghi. Scegliendo ospiti specifici, Gyrodactylus sp. non rappresenta un pericolo per i pesci tenuti in acquari ben curati. Se ciò nonostante compare una riproduzione di massa, si deve ricercare la causa dell’indebolimento (altre malattie, stress, ecc.,). I vermi stacati possono sopravvivere per 5-10 giorni senza pesce. In pratica non è necessario distinguere le singolo specie di Gyrodactylus. E’ invece importate riconoscerle come tali. La cura è semplifice e può essere effettuata secondo il metodo C 18, C 11 o C 7. Non essendoci uova, è sufficiente un trattamento unico.
7.2.1.2. Dactylogyridea
I vermi parassiti monogenei dell’ordine Dactylogyridea vivono prevalentemente sulle branchie. Le loro dimensioni variano tra 0,1 e 2 mm. Presentano un’estremità anteriore a quattro lobi munita di ventosa, nonché quattro o più macchie oculari nere. Il disco di adesione all’estremità posteriore conta, a seconda della specie, 2 o 4 uncini mediani e 12, 14 o 16 piccoli uncini marginali. La durata di vita di questi vermi parassiti va da 12 giorni a vari mesi. Senza ospite, possono sopravvivere per 2-8 giorni. Per la diagnosi si deve osservare se i vermi parassiti hanno quattro uncini laterali e se questi sono collegati tramite uno o due assi. Se sono presenti due assi, si tratta di vermi parassiti delle branchie di un genere non meglio classificato, che colpisce prevalentemente le branchie dei Discus. Per poter vedere bene l’haptor, si devono allestire dei preparati sottili in cui i vermi restino immobili. Per ottenere un quantitativo sufficiente di vermi per l’allestimento di preparati, si pongono degli archi branchiali prelevati in una piccola bacinella riempita di acqua d’acquario. Sollevando dopo una o due ore l’arco branchiale con una pinzetta, vedremo i vermi, staccati dal substrato, raccolti sul fondo della bacinella da dove possono essere aspirati con una pipetta. I Dactylogyridea sono ermafroditi. Dopo la reciproca fecondazione in ogni verme si forma un uovo relativamente grande. Nel raschiato le uova si riconoscono per la forma oblunga e per una piccola escrescenza a mo’ di spina sul guscio. Misurano circa 50mm. La maggior parte delle uova viene asportata dalle branchie con la corrente d’acqua, alcune vi rimangono invece attaccate. Lo sviluppo delle uova dura da alcune ore a quattro giorni, poi sguscia una larva ciliata, che, nuotando attivamente, si cerca un pesce. Le quattro macchie oculati consentono alla larva di distingue chiaro e scuro. Percepisce il pesce come ombra, gli nuota incontro e si fissa sul suo corpo. Nei successivi due giorni si sposta lentamente sulla mucosa fino alle branchie. Dopo averle raggiunte, trascorrono altri 3-6 giorni prima che la larva diventi sessualmente matura. Per via di questo comportamento non è necessario prelevare dei raschiati direttamente dalle branchie. E’ sufficiente effettuare una raschiatura a circa 0,5-1 cm dietro l’opercolo branchiale sul fianco del corpo. Nel preparato le larve si distinguono ad un ingrandimento di 200-400 volte. Dopo altri 4-5 giorni esse si sono sviluppate in vermi adulti, la cui vita durerà circa altri 8 giorni. Le larve possono vivere senza ospite per 1 giorno, i vermi adulti fino a 6 giorni. Molte uova di Dactylogyrus sojno sensibili all’ambiente secco. Se un attacco di Dactylogyrus è molto pericoloso per i pesci giovani, è invece del tutto innocuo per esemplari adulti e robusti. Evidentemente il pesce adulto sviluppa della capacità di difesa contro questi vermi parassiti delle branchie. Siccome tuttavia un certo numero di essi resta presente sulle branchie si forma latente, questi possono nuovamente riprodursi quando l’ospite è indebolito. In tal caso anche gli altri inquilini della vasca sono in maggior pericolo. Se su un branco di giovani Discus, ottenuti da una riproduzione nella propria vasca , si osservano questi vermi parassiti delle branchie, si può partire dal presupposto che lea prole è stata infettata tramite i genitori. Anche gli avannotti di riproduzioni successive si infettano nel periodo in cui vivono del muco secreto dai genitori. La riproduzione di questi vermi è talmente rapida che nel giro di sei settimane può morire un’intera prole. Per gli allevatori di Discus essi rappresentano un problema. I Dactylogyrydea dei Discus hanno una lungheza di 0,2-0,3 mm. Siccome, però i vermi parassitano anche altre specie, è possibile una trasmissione anche mediante nuovi pesci introdotti in acquario. Essi sono stati riscontrati già in Caracoidei, Siluriformi e addirittura Pecilidi. Se questi pesci infetti erano stati tenuti insieme a dei Discus anche molto tempo prima e seppure brevemente, su questi ultimi si potevano individuare sporadicamente dei Dactylogyridea. Questi vermi non sono insensibili al Neguvon come spesso si suppone, ma, al contrario, lo sono le uova. Siccome queste in parte restano sul fondo e si sviluppano dopo un certo periodo, anche un triplice trattamento mediante C 18° è di breve efficacia. Le uova muoiono in ambiente secco, e quindi, si possono distruggere lasciando asciutta la vasca per tre giorni. Seguendo il metodo C 18c è possibile liberare una popolazione ittica da questi parassiti. Ancora più sicuro è il metodo C 6. Si consiglia di effettuare sui pesci dei controlli regolari. Se si sa che i Discus genitori ospitano in forma latente dei Dactylogyridea, tutti i piccoli devono venir sempre curati in via profilattica, dopo aver tolto i riproduttori. Anche quando la coppia di riproduttori non mostra alcun sintomo di attacco, possono essere portatori di questi vermi parassiti delle branchie. I metodi C 7 e C 11 sono efficaci soltanto se i pesci trattati non vengono nuovamente posti nello stesso acquario. Si può ottenere una popolazione ittica priva di Dactylogyridea agendo scrupolosamente secondo metodo C 18c o C 6.
7.2.2. Atri vermi parassiti della pelle e delle branchie
Sui pesci d’acqua dolce e marini compaiono ancora numerosi altri vermi parassiti delle branchie e della pelle, di forma e dimensioni differenti. Questi, tuttavia, sono più raramente riscontrabili in acquario. Solitamente vengono introdotti tramite il cibo vivo o con pesci catturati in natura e non sono in grado di riprodursi così abbondantemente in acquario, essendo specifici di una specie di pesce. Molti di questi vermi depongono delle uova che, mediante un filamento adesivo, sono ancorate sulle branchie. Siccome in genere vengono deposte solo poche uova, non sussiste il pericolo di una riproduzione massiccia. A volte sulle branchie di pesci d’acqua dolce compaiono dei diplozoi (Diplozoon). Si riconoscono per la forma caratteristica, poiché due individui sessuati sono cresciuti a X e rimangono così uniti per tutta la vita. Il loro tasso di riproduzione è estremamente basso, deponendo solo uova singole. Può manifestarsi un’irritazione alle branchie. Il trattamento avviene secondo il metodo C 18, C 11 o C 7.
7.3. Trematodi digenei
I trematodi digenei o digenetici sono vermi parassiti degli organi interni in pesci d’acqua dolce e marini. Per il loro sviluppo richiedono uno o due ospiti intermedi. Il pesce può essere ospite intermedio o definitivo. Se è l’ospite definitivo, i parassiti si trovano prevalentemente nell’intestino o nello stomaco. Mediante le robuste ventose la parete intestinale può venir danneggiata. Per via delle dimensioni raggiunte da alcuni di questi vermi parassiti è possibile che, in pesci abbastanza piccoli, essi occludano l’intestino. Altri danni sono dovuti al prelievo di nutrimento a scapito dell’ospite. I vermi cedono le loro uova nell’intestino e queste arrivano nell’acqua libera con le feci. Ora si schiudono i miracidi (larve ciliate) che cercano il loro primo ospite intermedio, generalmente gasteropodi o altri molluschi. Lasciano l’ospite intermedio dopo essersi sviluppati in cercarie; queste sono riconoscibili dalla coda forcuta. Le cercarie vengono assunte dal pesce con il mangime. Nell’intestino esse perdono la coda e giungono allo stadio di verme parassita oppure si incistano come metacercarie. In questo caso il pesce è il secondo ospite intermedio. Uccelli o mammiferi ittiofagi saranno poi gli ospiti definitivi. Altre larve di questi vermi parassiti effettuano nel primo ospite intermedio una divisione asessuata(sporocisti, redie), sicché grosse quantità di cercarie lasciano ogni steropode colpito. Penetrano dall’esterno attraverso la pelle del pesce giungendo così in numerosi organi interni. Molte si incistano anche direttamente sotto le squame e si distinguono come punti neri di 0,5-1 mm (Malattia delle macchie nere). Nella cataratta verminosa, le metacercarie incistate si trovano nell’occhio, provocandone la cecità. Le metacercarie incistate aspettano che il loro pesce venga mangiato da un ospite definitivo, nel quale potranno poi proseguire lo sviluppo. Per questo non danneggiano il pesce al punto da renderlo incapace di vivere. D’altro canto i pesci colpiti sono ostacolati diventando così una preda più facile, rispetto a pesci sani, per l’ospite definitivo. Singole cisti di metacercarie vengono ben tollerate, i pesci possono vivere per molti anni con esse. Vengono colpiti pesci d’acqua dolce e marini. In acquario si osservano solo di rado dei pesci colpiti da trematodi digenetici. I pesci catturati in natura a volte portano nei loro tessuti delle metacercarie incistate. L’introduzione della malattia è possibile solo tramite gasteropodi, perciò questi non devono venir immessi in acquario se sono stati prelevati direttamente da laghetti all’aperto. Siccome gli uccelli acquatici frequentano anche le raccolte d’acqua più piccole, il pericolo sussiste anche sei gasteropodi provengono da laghetti privi di pesci. Chi non vuole farne a meno, può lasciare le lumache deporre le uova in un vasetto di vetro e poi trasferire la prole in acquario. Una cura dei pesci colpiti non è possibile. I vermi del genere Sanguinicola vivono nel sistema circolatorio dei pesci. Le loro uova vengono trasportate dal flusso sanguigno nei capillari branchiali dove poi restano bloccate. La larva schiusasi (miracidio) perfora il tessuto branchiale fino a giungere nell’acqua libera dove cerca l’ospite intermedio (gasteropodi della famiglia Lymnaeidae). Le cercarie lasciano i gasteropodi dopo un po’ di tempo e penetrano in un pesce nei cui vasi sanguigni si sviluppano fino a raggiungere la maturità sessuale. La Sanguinicola e le loro uova si riscontrano nelle branchie. Nel rene si trovano delle uova incapsulate. I pesci colpiti sono pigri e hanno branchie pallide. Un trattamento con C 24 può essere tentato, ma il successo non è sicuro. Se in acquario non si trovano gasteropodi, i parassiti non si possono diffondere.
7.4. Cestoidea
Anche nei vermi nastriformi lo sviluppo fino alla maturità sessuale avviene tramite ospiti intermedi. Il primo stadio di sviluppo si svolge in piccoli crostacei (copepodi) o in tubificidi. Il pesce può essere ospite intermedio o definitivo. Il loro sviluppo è simile a quello dei trematodi digenetici, perciò non verrà approfondito. I vermi nastriformi compaiono in pesci sia d’acqua dolce sia marini. In acquario i Cestoidea sono molto rari. Si riscontrano soltanto in pesci catturati in natura, in cui talvolta si trovano i vermi e le larve (procercoidi). Essi possono comparire come larve vermiformi nell’intestino oppure incapsulati in cisti in vari organi. Sebbene ci sia il pericolo che con Tubifex e Cyclops vengano introdotte larve di vermi nastriformi, io, nel mio impianto di allevamento, somministrando per anni regolarmente questi nutrimenti, non ho mai registrato la presenza di cestoidi. Individuare la larva sul pesce vivo è impossibile. Tuttavia i vermi nastriformi sessualmente maturi possono essere riconosciuti nelle feci dei pesci in base alle uova e ai segmenti persi. Un trattamento è possibile soltanto mediante somministrazione per via orale del medicinale secondo metodo C 24. Questa cura dev’essere continuata finché la testa del verme nastriforme non sarà stata espulsa con le feci.
7.5. Nematoda
I nematodi si trovano spesso in acquario come parassiti di pesci d’acqua dolce. In acquari marini vengono a volte introdotti con pesci appena importati, ma non possono riprodursi poiché per lo sviluppo, hanno bisogno di un ospite intermedio specifico. Nella sezione si trovano allora delle larve incistate nei preparati di tessuto. Anche nei pesci d’acqua dolce catturati in natura si possono riscontrare talvolta delle cisti di nematodi. Il pericolo sussiste soltanto se nello stesso acquario si alleva un ospite definitivo insieme con l’ospite intermedio. I vari organi vengono colpiti dai nematodi o dalle loro larve. Esemplari singoli non provocano grossi disturbi al pesce. In caso di attacco massiccio, i pesci dimagriscono (dorso a lama di coltello) e muoiono se un organo interrompe la sua funzione. Di regola, rapidamente si verificano anche delle infezioni dovute a vari altri agenti (flagellati, batteri), sicché la causa della morte non è chiara. Nematodi provenienti da acque dolci tropicali e senza alternanza di ospiti hanno buone probabilità di diffondersi in acquario. Il corpo non segmentato del verme è a sezione rotonda e con forma affusolata o a filo. Alcuni nematodi sono particolarmente lunghi e poco spessi (Capillaria).
7.5.1.Capillaria
Le Capillaria sono parassiti dell’intestino di pesci d’acqua dolce. Un attacco lieve viene ben tollerato dal pesce. Solo se i vermi si sono riprodotti in abbonadanza, i pesci iniziano ad isolarsi, dimagriscono e, a volte, smettono di accettare il cibo. Per la diagnosi è sufficiente un prelievo di feci in cui, ad un ingrandiemento di 300-400 volte, si possono trovare delle uova di capillarie. L’aspetto delle uova varia da specie a specie. Talvolta sono a cilindro, con le estremità arrotondate, oppure hanno forma ovale. Sono caratteristiche le estremità, che sembrano chiuse con un tappo. Questi tappi, a seconda delle specie, ricordano i turaccioli delle bottiglie di spumante, oppure sono solo dei piccoli rialzamenti. Se in pezzi di feci lungi vari centimetri non si trovano più di 3-5 uova, si tratta di un attacco lieve. Le capillarie stesse si trovano soltanto nell’intestino appena prelevato. Si muovono costantemente; gli esemplari immobili sono morti. Il nome Capillaria è dovuto al fatto che questi nematodi molto spesso sono lunghi più di 1 cm, ma più sottili di un capello umano. Per osservare più dettagliatamente degli esemplari singoli, l’intestino prelevato viene inciso in senso longitudinale sott’acqua (soluzione fisiologica di sale da cucina) e si trasferiscono con un ago le capillarie sul vetrino portaoggetto. Ad un ingrandimento di 150 volte, all’interno delle femmine si riescono a distinguere le uova allogiate uno dietro l’altro. Con gli escrementi dei pesci giungono in acqua e si depositano sul fondo. Qui le uova non si sviluppano completamente, bensì solamente quando vengono ingerite da un pesce terminano lo sviluppo e si schiudono nell’intestino. La malattia si diffonde solo molto lentamente. Sono estremamante rari i casi a carattere epidemico con perdite. Allora certamente i pesci sono stati colpiti da una o più malattie. Le capillarie vengono introdotte di rado con cibo vivo. Molto più spesso arrivano in acquario tramite nuovi ospiti giù infestati. Come misura di prevenzione si consiglia di tenere i nuovi pesci in quarantena e di effettuare duranete questo periodo vari esami delle feci al microscopio. Con il metodo B 3 è possibile un trattamento di una certa durata. Anche il metodo C 5 ha già dato risultati positivi. La certezza totale che i nematodi intestinali vengano sterminati esiste soltanto procedendo secodno il metodo C 6, perché con esso si distruggono nche le uova dei vermi.
7.5.2. Oxyurida
Da alcuni anni negli impianti di allevamento di Discus situati nella regione del Reno e del Meno ssi diffonde una nuova specie di menatode. I vermi vivono prevalentemente nel tratto iniziale dell’intestino. Finora sono stati riscontrati solo dei Discus. Caracoidei, Colisa e Ciclidi, tenuti per più di sei mesi insieme con Discus infestati nello stesso acquario, non sono stati colpiti. I vermi vivono liberi nell’intestino e si muovono costantemente, serpeggiando. Non è ancora stato osservato che questi vermi si attacchino alla parete intestinale con bocca, uncini o ventose. I vermi si nutrono del contenuto intestinale. Danneggiano l’ospite prelevandogli parte del nutrimento. Come nel caso di altri nematodi, un attacco lieve viene ben tollerato. Se compaiono grosse quantità di questi vermi, i pesci diventano timidi, scuriscono e col tmpo dimagriscon. Le femmine di questi nematodi possono raggiungere una lunghezza di 4 mm, i maschi di circa 2 mm. Le femmine adulte contengono notevoli quantità di uova. Le uova espulse restano a lungo attaccate tra di loro e al parassita madrea mediante lunghi filamenti adesivi. In caso di infestazione massiccia, i filamenti si aggrovigliano con le uova e i vermi stessi formano un tappo feltrato e appiccicoso che resta bloccato nell’intestino e può provocare un’occlusione intestinale. Le uova si sviluppano rapidamente, le larve sgusciano dopo poche ore. La trasmissione avviene tramite le feci con cui vengono espulse le uova e le larve; queste poi stanno sul fondo e vengono assunte da altri pesci con il cibo. Dimostrare la presenza di questi vermi mediante preparati delle feci è poco sicuro, poiché non sempre vi si trovano le uova e le larve. Una diagnosi certa è possibile mediante dissezione. Viene prelevata una parte del tratto anteriore dell’intestino e, quindi, si allestisce un preparato dei vermi. Per l’osservazione e la diagnosi è adatto un ingrandiemento di 50-100 volte. E’ possibile un trattamento secondo C 6 o C 5.
7.5.3. Camallanoidea
I vermi del genere Camallanus, detti “vermi dalla testa a fresa”, parassitano l’intestino retto dei pesci. Negli ultimi anni la specie Camallanus cotti si è molto diffusa. Anche i pesci marini vengono colpiti. In acqua dolce vengono colpiti prevalentemente Caracoidei e Pecilidi. Quando il pesce è tranquillo, le estremità dei vermi rossi pendono dall’ano. Con il minimo movimento si ritraggono subito nell’intestino. L’orifizio anale talvolta è molto dilatato. Le femmine dei vermi dalla testa a fresa raggiungono una lunghezza di 10 mm, i maschi soltanto poco più di 3 mm. Lo strano nome di “verme dalla testa a fresa” deriva dall’apparato boccale dell’animale che, al microscopio, dà l’impressione di una fresa. Il vero e proprio organo boccale a tenaglia è circondato da una tunica cornea scanalata e marrone. Con esso il verme è in grado di aggrapparsi alla parete intestinale al punto che non si riesce più a stacarlo. Strapparlo violentemente con una pinzetta significa asportare parti delle parete intestinale; questo può condurread infezioni letali. L’aera di parete intestinale interessata dal morso del verme non può più essere irrorata di sangue e, col tempo, muore. Per non venir eliminato con il tessuto necrotico dall’organismo, il verme si stacca momentaneamnete e poi si riattanaglia in un altro punto. In questo modo l’intestino del pesce viene perforato, lasciando penetrare altri agenti patogeni. La maggior parte delle specie di Camallanus si riproduce tramite un ospite intermedio, come Cyclops, aselli o larve d’insetti. Tramite essi, i vermi vengono introdotti in acquario come larve. La probabilità che ciò avvenga è , comunque, estremamente bassa, persino quando si somministra cibo vivo proveniente da acque ricche di pesce. Le specie Camallanus lacustris e C. cotti, originarie probabilmente dall’Asia, sono in grado di riprodursi in acquario perché partoriscono larve vive; almeno per alcune generazioni non necessitano si ospite intermedio. Allestendo un preparato di femmine vive, si distinguono bene le larve che si muovono all’interno del corpo. Il trattamento avviene secondo il metodo B 3, C 6, C 5 o C 17a.
7.5.4. Dracunculoidea
I Dracuncoloidea sono vermi di colore rosso sangue, lunghi da alcuni millimetri a qualche centimetro, perlopiù parassiti del sangue. In pesci d’acquario è stata trovata la specie Philometra sanguinea. Procedendo alla dissezione, si possono rioscontrare delle parti interne degli opercoli branchiali, nella cavità addominale, nella vescica natatoria, presso le basi delle pinne e nelle arterie. Questi vermi, che in fondo parassitano i pesci d’acqua fredda, alternano l’ospite e possono essere introdotti in acquario tramite i loro ospiti intermedi (Cyclops, pulci d’acqua). Tuttavia il ciclo di sviluppo di tutte le specie non è ancora noto. Un trattamento della malattia non è possibile.
7.6. Acanthocephala
Gli acantocefali sono parassiti intestinali lunghi fino a 2 cm, che, con le loro proboscidi uncinate, possono danneggiare gravemente i pesci d’acquario. Nonostante la comparsa massiva in pesci di stagno e di ruscello, essi non costituiscono un particolare pericolo per i pesci d’acquario. Anche questi vermi hanno bisogno, per lo sviluppo, di un ospite intermedio. Così le migliaia e migliaia di uova affusolate che si trovano nelle feci dei pesci colpiti non possono svilupparsi fino allo stadio che parassita i pesci. Dall’uovo sguscia una larva che si insedia in aselli, larve di megalotteri o in Gammarus finché vengono mangiati dai pesci. Nell’intestino dei pesci si trasformano poi in acantocefali adulti. Siccome gli ospiti intermedi sono praticamente assenti in acquario, gli acantocefali non possono riprodursi. Tuttavia possono essere introdotte singole larve con il cibo vivo. Molti acantocefali sono specifici di una particolare specie, quindi è molto improbabile che continuino a svilupparsi nei pesci d’aquario. Se nelle feci dei pesci sono state individuate delle uova di acantocefali, si può procedere secondo il metodo C 24.
7.7. Hirudinea
Un’infezione di irudinei (sanguisughe) dovrebbe essere molto rara in acquario. Effettivamente, vengono introdotti solo con cibo vivo non selezionato. Danneggiano i pesci succhiandone il sangue. Raramente i pesci più piccoli sopravvivono al massiccio prelievo di sangue. Per pesci grandi sussiste il pericolo della trasmissione di parassiti, come Cryptobia, Typanosoma e Philometra con cui gli erudinei si sono infettati mediante pesci di stagno. Le ferite provocate dal succhiamento del sangue spesso portano ad ulteriori infezioni : le sanguisughe possono restare inosservate per lungo tempo stando nascoste tra le piante d’acquario, finchè non le si scopre casualmente. Gli erudinei si possono staccare mediante C 2 oppure immergendo il pesce per poco tempo in una soluzione di sale da cucina (metodo C 12°). Per prevensione, si può solamente consigliare di non catturare il cibo in stagni da pesca o di farlo passare attraverso un setaccio a maglie grosse, dove gli erudinei restano attaccati. ...segue»

Fonte: libro "Malattie dei pesci d'acquario" del Dott.Dieter Untergasser del 1989 non più in commercio in Italia. MGA©

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