"E' bene avere a disposizione un acquario prontemente allestibile per la quarantena."

Dieter Untergasser: Protisti patogeni. Cap 6.

6.1. Flagellati
Sono definiti protisti gli organismi unicellulari che posseggono un nucleo separato dal citoplasma. Tra essi si trova tutta una serie di parassiti dei pesci. Molte delle malattie da essi causate hanno esito mortale se non si provvede ad una cura tempestiva. I flagellati sono molto piccoli. Grazie al loro movimento, si distinguono bene in un preparato, a partire da un ingrandimento di 100 volte. Per riuscire a differenziarli, sono necessari un ingrandimento di 600 volte e un’attenta osservazione del loro modo di nuotare, oppure una fissazione. Alla locomozione servono uno o più flagelli. La riproduzione avviene tramite divisione semplice longitudinale. I flagellati compaiono nell’epidermide, nell’intestino, negli organi interni e nel sangue dei pesci. E’ possibile che un determinato genere di flagellati sia fortemente patogeno per una specie ittica, senza invece arrecare danno ad un’altra.
6.1.1 Emoflagellati I più conosciuti emoflagellati fanno parte dei generi Cryptobia e Trypanosoma. Con lunghezza della cellula di 10-25 mm sono un po’ più grandi dei globuli sanguigni. In un preparato di sangue si riconosceranno con facilità grazie ai loro rapidi movimenti. Possono venire colpiti sia pesci d’acqua dolce che marini. Cruphtobia è un biflagellato. In caso di attacco grave i pesci diventano pigri, reazioni e riflessi sono molto ridotti. In casi estremi si lasciano catturare con la mano. Per questo di parla anche di “malattia del sonno”. La posizione di nuoto è innaturale. A volte i pesci colpiti si girano o nuotano a testa in giù. Il corpo smagrisce e le branchie sbiadiscono. La trasmissione su altri pesci avviene mediante parassiti che succhiano sangue, come ad esempio irudinei dei pesci. Poiché normalmente questi non sono presenti in acquario, il pericolo di trasmissione su pesci sani è quasi nullo. I parassiti del sangue non sono, invece, rari nei pesci di laghetto. Perciò si deve fare attenzione che in acquario non giungano sanguisughe mediante il cibo vivo. A volte sono colpiti da emoflagellati pesci catturati in natura e pesci rossi. Questi agenti patogeni si riscontrano o direttamente nel sangue o nel preparato per sfilacciatura del rene. Si può tentare una cura di una settimana con blu di metilene. Trypanosoma, praticamente, non si differenzia da Cryptobia. A forte ingrandimento con una buona ottica, oppure osservando in contrasto di fase, si vede che Trypanosoma possiede un solo flagello. L’attacco è innocuo, poiché questi organismi uniflagellati non danneggiano i pesci.
6.1.2 Flagellati intestinali
In molti pesci si trovano nell’intestino dei flagellati, senza che il pesce ne sia danneggiato. La patogenicità varia da pesce a pesce. Così gli scalari, a volte, non vengono affatto danneggiati dai flagellati che, invece, nuocciono ai Discus. I generi più conosciuti dei flagellati intestinali sono Hexamita, Spironucleus, Thicomonas e Bodomonas, Hexamita e Spironucleus si distinguono solo con difficoltà. Un tempo, il nome usato per Hexamita era Octomitus. Hexamita colpisce l’intestino, la cistifellea e talvolta si riscontra anche nel sangue. I pesci affetti da flagellati intestinali si isolano, dimagriscono, espellono feci bianche e mucillaginose, la loro livrea scurisce e, talvolta, nuotano a scatti. In alcuni pesci l’addome appare rigonfio. Non si sa in quale misura i flagellati citati possano nuocere ai pesci merini; in natura sembrano non venire danneggiati. Infezioni da Hexamita sono rare nei pesci d’acquario, solitamente si tratta di Spironucleus. Anche la Malattia del buco dei Ciclidi, in particolare dei Discus, non è causata da Hexamita. Secondo G. Schubert (comunicazione verbale, 1987) non è mai stata dimostrata la presenza di Hexamita nei Discus. Anche il flagellato Spironucleus è soltanto una delle cause possibili della Malattia del buco nei Ciclidi. Esso si trova prevalentemente nell’intestino, che si può riempire di milioni di questi flagellati. E’ possibile una diffusione nella cistifellea e nel sangue. In tal caso l’infezione, generalmente, ha esito mortale. Per l’esame viene allestito un preparato di frammenti di feci appena espulse da pesci vivi. Da pesci appena morti o uccisi si prelevano parti del retto e dell’intestino medio, nonché la cistifellea. Una determinazione del genere del parassita può essere effettuata solo con esemplari fissati. Questi flagellati si riconoscono ad un ingrandimento di 300-400 volte. Hexamita e Spironucleus hanno una cellula ovale allungata. Dall’estremità anteriore fuoriescono otto flagelli di cui due arrivano alla parte posteriore estendendosi lungo un solco sulla superficie cellulare. Nella parte posteriore questi due flagelli oltrepassano abbondantemente il corpo cellulare. I sei flagelli anteriori sono molto mobili e servono alla locomozione . Il nuoto dei due flagellati è rettilineo e a scatti; Hexamita è un po’ più lento di Spironucleus. Hexamita salmonis ha una lunghezza di 6-8 mm. Spironucleus elegans è un po’ più corto, con una lunghezza di 8-11 mm e una larghezza di 4-6 mm. I nuclei di Spironucleus sono più grandi di quelli presenti in Hexamita. Le tricomonadi hanno un corpo cellulare sacciforme, lungo mediamente 12 mm. Sul polo superiore hanno origine quattro flagelli di cui re battono insieme su e giù nell’acqua contemporaneamente. Il quarto flagello segue una linea ondulata dall’alto verso il basso lungo la superficie cellulare ed è unito a quest’ultima tramite una sottile membrana (membrana ondulante). Le tricomonadi hanno nuoto molto lento, dondolando pigramente. Tecniche per uccidere i flagellati in modo da riconoscere i flagelli sono descritte nel capitolo 11.8.4, metodo E6. I flagellati del genere Bodomonas hanno una cellula affusolata, di forma slanciata con due flagelli all’estremità anteriore. Uno di essi è rivolto all’indietro e aderisce al corpo cellulare, senza tuttavia essere collegato alla membrana della cellula. Il secondo flagello si muove liberamente. Nella parte anteriore, opposta alla direzione del battito del flagello, si distingue ad un ingrandimento di 8080-1000 volte una grande macchia chiara che non è identica al nucleo. Apparentemente si tratta di un organello di adesione, perché, talvolta, in preparati ben riusciti della parete intestinale si può osservare un numero enorme di questi flagellati che, attaccati alla parete intestinale mediante questa parte della cellula, battono con il flagello nel lume intestinale. Siccome i flagellati pendono in grosse quantità e tutti nella stessa direzione, in questi punti la mucosa intestinale, ad un ingrandimento di circa 200 volte, ricorda un prato mosso dal vento. La locomozione è ad andamento serpeggiante. Negli ultimi anni gravi perdite, soprattutto tra i pesci del lago Malawi, sono state procurate da una specie del genere Cryptobia, che alberga come parassita esclusivamente nell’intestino. I pesci colpiti espellono feci bianche e muoiono nel giro di pochi giorni con addome rigonfio. Questi flagellati non si differenziano nel loro movimentoda Bodomonas sp., tuttavia la cellula raggiunge dimensioni di 16-24 mm. Il loro flagello posteriore è collegato alla superficie cellulare mediante una sottile membrana ondulante. Per curare Hexamita sp, Spironucleus sp. e Tricomonas sp. si può ricorrere al metodo C 19 o C 8. Siccome tuttavia i due medicinali non hanno effetto sicuro su Bodomonas sp. e Cryptobia sp., contro questi due generi si può operare soltanto secondo il metodo C8 oppure C 19 due volte a distanza di 5 giorni.
6.1.3 Flagellati cutanei
I flagellati che parassitano sulla pelle dei pesci possono danneggiare notevolmente il loro ospite, poiché la pelle è un organo vitale. Sia Costia necatrix (Ichthyobodo) sia le varie specie del genere dinoflagellati Oodinium sono ben note all’acquariofilo.
6.1.3.1 Costia necatrix
Costia necatrix è un piccolo flagellato di 8-12 mm. Due flagelli hanno origine nella parte anteriore della cellula. Nel preparato di un raschiato Costia ha forme di fagiolo, mentre quando aderisce alla pelle risulta piriforme. Con la parte più stretta si fissa sulla pelle a mo’ di ventosa e la distrugge. In caso di attacco di media gravità la mucosa appare opaca, mentre un’infestazione massiccia può portare a disfacimento della pelle ed emorragie. Generalmente nelle aree cutanee colpite si trovano anche altri flagellati e ciliati. Questi, però, non sono veri parassiti. Come fenomeno secondario può manifestarsi una micosi. Anche Costia è un “parassita dei deboli” a cui pesci sani e adulti sono in grado di resistere. Gli esemplari giovani, invece, sono più delicati. I pesci marini possono essere colpiti in forma lieve se Costia viene introdotta negli acquari tramite pesci offerti come cibo. I parassiti non sono tuttavia patogeni (dannosi). Per l’esame sono necessari raschiati cutanei e branchiali. Le Costia, con il loro movimento barcollante, si riconoscono già ad un ingrandimento di almeno 300 volte. Talvolta si muovono compiendo brevi salti, cosicché sembra che spariscano di scatto dal campo visivo per ricomparire dopo qualche frazione di secondo a una certa distanza. Costia necatrix può sopravvivere sono sul pesce. Senza animale ospite, essa muore dopo un’ora, assumendo una forma sferica. Siccome Costia non sopporta temperature superiori a 30°C, si presta come trattamento un aumento della temperatura a 32°C. Nel contempo, come misura profilattica andrebbe aggiunto del blu di metilene nell’acqua. Metodi efficaci per una chemioterapia sono C 3, C 13 e C 1c; a C 7 si può ricorrere unicamente nello stadio iniziale, quando la pelle è illesa. Come prevenzione e ad infezione incipiente, si può procedere secondo C 12 e C 17.
6.1.3.2 Flagellati branchiali
Negli ultimi anni sono stati esaminati più volte pesci di varie specie, ma in particolare Ciclidi, le cui branchie erano colpite da flagellati del genere Cryptobia. Probabilmente si tratta della specie Cryptobia branchialis. In caso di attacco grave delle branchie, gli agenti patogeni si riscontrano anche nei raschiati cutanei prelevati sui fianchi del corpo. Essi non si possono distinguere dai Cryptobia presenti nell’intestino. E’ possibile che questi ultimi si siano sviluppati da Cryptobia branchialis. I parassiti possono essere trattati seguendo il metodo C 8 o C 1c.
6.1.3.3. Dinoflagellati, Oodinium
Oodinium pillularis è un dinoflagellato che nello stadio parassitario sul pesce può raggiungere dimensioni di oltre 100 mm; allora è visibile ad occhio nudo, sotto forma di un puntino chiaro. Vengono colpiti la mucosa, le branchie e a volte l’intestino. Osservando il pesce dal davanti in senso longitudinale e controluce, la superficie del corpo appare opaca; in caso di attacco grave, ricorda il velluto. La patina è gialla o giallo-bruno. La mucosa può staccarsi a lembi. Raramente compaiono infiammazioni e micosi. Se le branchie sono colpite massicciamente, i pesci soffrono di difficoltà respiratoria. In tal caso la pelle rimanente può essere del tutto priva di parassiti. Ad un ingrandimento di almeno 100 volte al microscopio si vedono formazioni a pera, rotonde o allungate, di colore giallo-bruno, che con la parte più stretta poggiano sulla mucosa. Spesso compaiono gruppi di esemplari grandi e piccoli, disposti a grappolo. A volte si distingue un nucleo ellissoidale nel citoplasma brunastro, apparentemente costituito da numerosi piccoli corpuscoli. I filamenti plasmatici a mo’ di radici, che si ancorano nella pelle, si riconoscono solo con molta difficoltà se non vengono colorati. Con essi il parassita distrugge le cellule cutanee del pesce e ne assume il contenuto come nutrimento. Il questo stadio parassitario fisso ad Oodinium mancano i flagelli, sicché non c’è rassomiglianza con i flagellati. Quando la cellula Oodinium si è nutrita a sufficienza, si stacca dall’ospite. Si arrotonda sul fondo dell’acquario ed inizia con la divisione. Le cellule figlie dopo breve tempo si suddividono più volte e si sviluppano in organismi flagellati. Questi sono quasi rotondi e presentano un solco longitudinale ed uno trasversale al cui incrocio hanno origine due flagelli. Tuttavia, solo uno sporge dalla superficie cellulare e serve alla locomozione. Meglio del solco longitudinale si distingue la macchia oculare rossa. Il diametro medio è di 15 mm con variazioni, in più o in meno, del 30%. Le cosiddette dinospore possono sopravvivere in forma libera al massimo per 24 ore. Se nel frattempo non hanno trovato un ospite, muoiono. Se invece le dinospore incontrano un ospite, vi si fissano liberandosi del flagelli. Il parassita danneggia il pesce tramite i filamenti plasmatici a mo’ di radici (rizoidi) che penetrano nelle cellule epiteliali e ne staccano dei pezzi. Questi vengono assunti dal parassita come alimento. L’insieme delle cellule nella pelle viene distrutto, il tessuto muore. Sulle lamelle branchiali possono addirittura manifestarsi emorragie. Un’infezione da Oodinium può protrarsi per molte settimane, finché la pelle non è massicciamente farcita di parassiti e si stacca. I pesci muoiono lentamente. Il trattamento avviene secondo il metodo B 1, C 4 oppure C 13. Oodinium limneticum somiglia ad Oodinium pillularis. Alle dinospore manca tuttavia la macchia oculare rossa. Finora esso è stato riscontrato solamente nel Nord America. Oodinioides vastator sviluppa stadi parassitari più chiari, grossi, a forma di vescica e compare su aree cutanee infiammate di pesci tropicali. Le dinospore sono di colore verde. La malattia dei pesci corallini, oodinium ocellatum, è conosciuta già da cinque decenni e compare regolarmente in acquari marini. Spesso ne sono colpiti i pesci appena importati. Aspetto e sviluppo sono simili a quanto descritto prima per Oodinium pillularis. Gli stadi parassitari contengono granuli di amido la cui presenza può essere dimostrata mediante aggiunta di iodio. Il trattamento avviene secondo il metodo C 1, C 4 oppure C 13. In caso di terapia con solfato di rame in acqua marina , generalmente si deve ripetere il dosaggio dopo il 3° o 4° giorno. In questo caso i pesci vanno tenuti sotto stretto controllo, per poter ricorrere a contromisure in caso di sovraddosaggio.
6.1.4. Opalinina
Tra i flagellati finora conosciuti, le Opalinina sono veri giganti. Per via della loro dimensione media di 0,1 mm e la presenza di innumerevoli flagelli distribuiti su tutta la superficie cellulare, vengono facilmente confuse con dei ciliati. Furono scoperte prima nell’intestino di anfibi, successivamente nell’intestino di pesci provenienti dal Nilo Bianco superiore e di alcuni Discus. Non è stato dimostrato con certezza se le Opalinina dei pesci siano veri parassiti. Già nel 1964 G. Schubert ha riferito di organismi unicellulari simili a ciliati trovati nell’intestino di alcuni Discus. Il nome scientifico di questi flagellati giganti, chiamati dapprima “Parassiti dei discus”, è Protoopalina symphysodonis. Essi raggiungono spesso una lunghezza di 0,12 mm, e il rapporto tra lunghezza e larghezza varia tra 6:1,5 e 6:0,9. Queste differenze sono dovute al fatto che, dopo la divisione, gli animali diventano più slanciati. I parassiti dei Discus compiono la riproduzione vegetativa per divisione longitudinale. Una riproduzione sessuata esiste certamente, tuttavia non è mai stata dimostrata. L’estremità anteriore è rotonda e talvolta leggermente piegata verso l’esterno rispetto all’asse del corpo. L’estremità posteriore si restringe fino a terminare in una punta ad aculeo. I flagelli sono disposti in file che a spirale circondano la cellula. Nel citoplasma si trovano numerosi vacuoli minuscoli e due nuclei delle stesse dimensioni, posti uno dietro l’altro. I movimenti natatori del Parassita dei Discus sono rapidamente striscianti; contemporaneamente esso si gira intorno all’asse longitudinale. E’ possibile anche un’improvvisa interruzione e il nuoto a ritroso. Siccome l’assunzione di cibo avviene su tutta la superficie cellulare, non è presente una regione orale. Un danneggiamento dei Discus è scarso quando l’attacco risulta moderato. Non è possibile fare affermazioni certe sull’effetto dei parassiti, poiché di regola è presente un’infezione mista con Spironucleus o vermi parassitari. Solo un’unica volta si è potuto osservare la morte di un’intera popolazione di Discus, a causa di una forte infezione dovuta esclusivamente a Protoopalina symphysodonis. In genere i Discus grandi non mostrano alcun sintomo di malattia neppure in caso di attacco grave. Esemplari giovani e piccoli possono essere inibiti nella crescita. La possibilità di trasmissione su altri pesci è scarsa , poiché nell’acqua in cui si riproducono i Discus, questi parassiti muoiono al massimo dopo due ore per plasmolisi. Un contagio può verificarsi soltanto se vengono ingerite feci appena espulse da un pesce affetto. Il reperimento di Opalina avviene mediante l’esame al microscopio, con un ingrandimento di 200 volte di feci freschissime. Un trattamento con metronidazolo secondo il metodo C19 uccide sicuramente questi Parassiti dei Discus.
6.2. Amebe
Ultimamente sono state riscontrate amebe parassite in pesci marini, trote, salmoni e altri pesi d’acqua fredda. Vengono colpiti branchie, intestino e altri organi. A causa delle infezioni molti pesci sono morti. Non è stato ancora studiato in che misura le amebe possano diventare pericolosi per pesci d’acqua calda. In alcuni Discus smagriti, oltre ad un lieve attacco di flagellati, è stata trovata una quantità abbastanza cospicua di amebe nell’intestino. Tuttavia si trattava di un caso singolo. Una terapia secondo il metodo C 8 può avere esito positivo.
6.3. Sporozoi
Infezioni da sporozoi non sono particolarmente frequenti in acquario. Una malattia causata da questi organismi unicellulari è Pleistophora hyphessobryconis, nota con il nome di Malattia dei Neon, che tuttavia colpisce anche altre specie di pesci. Tutti gli sporozoi sono parassiti. Compaiono sia negli organi interni sia nella pelle e nel tessuto muscolare. Per via dell’adattamento alla vita parassitaria, la maggior parte delle specie ha perso la capacità locomotoria. Gli sporozoi colpiscono sia pesci d’acqua dolce che marini. Molte specie di sporozoi causano piccoli noduli nella pelle, nelle branchie oppure negli organi interni. Le loro dimensioni variano da pochi micrometri a due millimetri. Schiacciando i noduli sul vetrino portaoggetto si liberano le spore. In esse si vedono, ad un ingrandimento molto forte, fino a quattro formazioni rifrangenti: le capsule polari. Noduli nella pelle e nelle pinne possono venir confusi con la Linfocisti. Per confermare la diagnosi si devono riscontrare spore di sporozoi, che nella Linfocisti non compaiono. Le infezioni sporozoiche possono colpire qualsiasi specie di pesce d’acquario ma si verificano molto raramente. A volte gli agenti patogeni vengono introdotti in acquario tramite pesci catturati in natura. Anche i pesci d’acqua fredda catturati dagli acquariofili in ruscelli e stagni possono essere infetti. Nei capitoli seguenti vengono brevemente trattate alcune malattie sporozoiche che possono venir introdotte tramite pesci d’acqua fredda.
6.3.1. Coccidia
La coccidiosi, normalmente presente solo nelle carpe, è stata riscontrata da G. Schmidt anche negli spinarelli. Diversi generi compaiono nell’intestino, nella vescica natatoria, nel fegato e nel sangue. Le specie del genere Eimeria formano cisti di 10-40 mm (oocisti) in cui si trovano delle spore. I generi che parassitano nel sangue ne colpiscono i globuli e in questi si distinguono come formazioni oblunghe accanto al nucleo. Un trattamento può essere tentato secondo C 22.
6.3.2. Myxosporidia
I Myxosporidia sono diffusi nei pesci d’acqua fredda; Myxosoma cerebralis in particolare provoca la mixosomiasi, detta in tedesco “Drehkrankheit”, cioè “Malattia del nuoto a turbine2. Il pesce soffre di disturbi dell’equilibrio. In molti organi si formano cisti in cui troviamo spore di mixosporidi mediamente di 10 mm, riconoscibili dalle due capsule polari affusolate. La malattia ha decorso molto lento, di mesi. In un secondo momento possono comparire malformazioni, noduli, bubboni e un inscurimento della livrea nel terzo posteriore dei pesci. Si allestiscono preparati della pelle, delle branchie e degli organi interni. Questi vengono analizzati per verificare l’eventuale presenza di noduli le cui dimensioni possono oscillare da 50 a varie centinaia di micrometri. Da cisti schiacciate fuoriescono grosse quantità di spore, identificabili dalle capsule polari. Siccome non si conosce alcuna cura, i pesci colpiti vanno distrutti e l’acquario dev’essere disinfettato.
6.3.3. Microsporidia
Vari generi di microsporidi provocano nei pesci d’acqua fredda malattie che si manifestano con bubboni. Così negli spinarelli si conosce la specie Glugea anomala. Questi organismi formano cisti bianche, con dimensioni fino a 10 mm, nell’intestino, nei testicoli, nella parete della vescica natatoria e nel tessuto connettivo. Tumefazioni globose formatesi direttamente sotto la pelle sembrano “appiccicate”. I parassiti si trovano nelle cisti. Le spore sono oblunghe, a volte, ovali e misurano 3x2 mm. Non si conosce alcun metodo di trattamento.
6.3.3.1. Pleistophora
Anche Pleistophora è un genere di microsporidi. Gli agenti patogeni parassitano i fasci muscolari formandovi delle cisti sferiche (pansporoblasti), di cui molte sono ammassate in poco spazio. Esse compaiono nei pesci marini e d’acqua dolce. In acquario, Pleistophora hyphessobryconis si presenta come agente patogeno della Malattia dei Neon. Oltre al Neon (Paracheirodon innesi) vengono attaccate anche altre specie di Caracoidei e vari pesci d’acqua fredda, ma non Paracheirodon axelrodi. La malattia si annuncia con lo sbiadimento dei colori e zon zone bianche; sul Neon è interrotta la fascia di colore. Di notte i pesci nuotano in modo agitato; sintomi concomitanti possono essere posizione obliqua e deformazioni della spina dorsale, Nel preparato pe sfilacciatura del muscolo colpito si distinguono accumuli di pansporoblasti, grazie alla colorazione scura. I pansporoblasti, del diametro medio di 30 mm, contengono numerose spore di 4-7 mm. Dopo lo scoppio della cisti, le spore si liberano. In acquario i pesci le assumono insieme al mangime. Il germe ameboide si schiude nell’intestino, penetra attraverso la parete intestinale e forma nella muscolatura nuovi pansporoblasti. Le fasce muscolari muoiono e diventano bianche. Se i pesci malati o morti non vengono tolti dall’acquario, è possibile una propagazione epidemica. Non si conosce un metodo sicuro di trattamento. Ciò nonostante nei negozi specializzati vengono offerti curativi la cui pubblicità promette una guarigione della malattia.
6.4. Ciliati
Paragonati ai parassiti finora trattati, i ciliati sono organismi unicellulari molto grandi. In molte specie tutta la superficie cellulare è munita di un fitto rivestimento di ciglia dai movimenti coordinati. Le ciglia hanno dato a questa classe animale il loro nome. Tuttavia, la caratteristica più importante è l’avere due nuclei. I due nuclei contemporaneamente presenti nella cellula vengono distinti in un macronucleo, che pilota le funzioni della cellula, e in un micronucleo, che controlla la funzione sessuale. Sebbene la membrana cellulare resistente (la cosiddetta pellicola) conferisca una forma caratteristica, questa può anche variare parecchio per brevi periodi.
6.4.1. Ichthyophthirius multifiliis
L’infezione dei pesci con questo ciliato viene chiamata da molti acquariofili “Malattia dei puntini bianchi”, oppure semplicemente “Ichthyo”. In caso di attacco più grave il pesce sembra cosparso di puntini bianchi, cose se fosse ricoperto di polvere granulosa. I pesci si sfregano, strisciando rapidamente in posizione orizzontale lungo oggetti solidi per cercare di liberarsi dai parassiti. Dopo un po’ diventano pigri e apatici. Quindi si formano delle macchie bianche e la mucosa inizia a staccarsi a grossi lembi. In questo stadio terminale presto subentra la morte. I parassiti sono insediati, rigirandosi costantemente, tra l’epidermide e il derma; si nutrono di frammenti di cellule cutanee distrutte e del succo umorale. La mucosa situata sopra il parassita viene da questo stimolata alla proliferazione , sicchè forma uno scudo sopra esso. Le dimensioni di Ichthyophthirius multifilis variano da 0,5 a 1,5 mm. Nel preparato di un raschiato osservato al microscopio il parassita si presenta perlopiù di forma sferica. La superficie cellulare è ricoperta di varie migliaia di piccole ciglia che lo mantengono in costante movimento rotatorio. Nell’acqua libera si dimostra un buon nuotatore. Il grosso nucleo a ferro di cavallo si riconosce se il citoplasma non è intorbidito da innumerevoli particelle alimentari. Il parassita adulto si stacca dal suo ospite e, ai fini della moltiplicazione, nuota attivamente alla ricerca di una zona d’acqua tranquilla. Si attacca ad un oggetto e si circonda di un involucro gelatinoso trasparente . All’interno di questo inizia una divisione del parassita in quattro parti, quindi si ha una continua suddivisione dei quadrati da cui risultano, dopo 8-24 ore, fino a 1000 tomiti. La durata di questo sviluppo dipende dalla temperatura dell’acqua. I tomiti hanno dimensioni di 30-50 mm e, grazie alle numerose ciglia, sono dei buoni nuotatori. Essi lasciano la cisti e cercano, nuotando attivamente, di trovare un nuovo pesce. Se ciò non riesce entro 48 ore, muoiono. Anche dopo aver lasciato la cisti, sono possibili divisioni cellulari dei tomiti. Inizialmente sono rotondi, poi assumono una forma allungata e ovale. Se un tomite è riuscito a trovare un pesce, penetra attraverso la mucosa e si insedia tra l’epidermide e il derma. Qui cresce per dieci-venti giorni e accumula le sostanze per la prossima divisione. Il tempo necessario al parassita per la crescita nella pelle dipende da due fattori. Uno è la temperatura, l’altro le capacità di difesa del pesce. Quindi, gli individui di Ichthyophthirius che infettano un pesce per la prima volta hanno una fase di crescita più lunga che non quelli che colpiscono un pesce già gravemente infettato. Quando il pesce muore, tutti i parassiti lasciano la pelle nel giro dell’ora seguente. Indipendentemente dalle dimensioni raggiunte, essi si circondano della membrana cistica ed iniziano a dividersi. Dopo un processo sessuale (congiunzione), minuscoli esemplari sviluppano degli stadi permanenti in grado di sopravvivere per diverse settimane. Superato un attacco, per un certo periodo i pesci sono immuni da una reinfezione. I parassiti formano quindi degli stadi latenti in punti riparati, come branchie o basi delle pinne. A causa di stress, cattive condizioni ambientali o dopo un trasferimento, questi stadi ritornano attivi e colpiscono lo stesso pesce oppure ospiti nuovi. Così può accadere che pesci appena acquistati manifestino improvvisamente l’attacco, e l’acquariofilo crede di aver introdotto in acquario i parassiti con questi pesci. In verità, i pesci nuovi sono stati colpiti da agenti latenti già presenti nella vasca, non disponendo di alcuna immunità contro di essi. Speso, in casi del genere, si da ingiustamente la colpa al negoziante. Il trattamento di un’infezione appena iniziata può avvenire mediante aumento della temperatura a oltre 30 °C, se i pesci riescono a sopportarlo. Il trattamento termico deve perdurare almeno tre settimane. Il sistema del trasferimento è complesso e indebolisce i pesci. Una chemioterapia può avvenire con curativi, reperibili nei negozi d’acquari, che contengano verde malachite. Anche i metodi C 1, C 4 e C 16 sono efficaci.
6.4.2. Cryptocarion irritans
A causa del quadro clinico, l’agente del cosiddetto “Ichthyo marino” può essere facilmente confuso con Ichthyophthirius. Anche nel presente caso il pesce sembra ricoperto di punti bianchi o grigi, che solo difficilmente si riescono a togliere. Nello stadio iniziale i pesci si sfregano, i colori sbiadiscono e la pelle diventa torbida. Il decorso della malattia è molto rapido. I noduli bianchi rappresentano proliferazioni epiteliali, in cui vive il parassita. In attacchi gravi possono essere raggruppati o unirsi in aree. Ulteriori conseguenze sono distruzioni del tessuto con emorragie, infiammazioni e distacco della mucosa. Possono comparire infezioni da batteri e funghi. Cryptocarion colpisce tutte le specie di pesci marini. Gli occhi si accecano, se i parassiti vi s’insediano. Se non si agisce tempestivamente, i pesci muoiono entro cinque giorni dalla comparsa dei punti. Il parassita stesso ha dimensioni variabili tra 0,5 e un massimo di 2 mm, la forma è rotonda o a pera. La pellicola è totalmente ricoperta di ciglia, il macronucleo consiste di quattro parti rotonde, solitamente disposte ad arco. Per ottenere degli esemplari vivi per un preparato, si deve procedere con molta cautela poiché i parassiti, essendo saldamente fissati sulla pelle, possono venir facilmente distrutti durante la raschiatura. Come ichthyophthirius, anche Cryptocarion lascia il suo ospite dopo la fase di crescita, si lascia depositare sul fondo e si circonda di un involucro. Dopo 6-9 giorni più di 200 tomiti di 35 mm lasciano la cisti. Hanno solo 24 ore di tempo pe trovare un ospite, altrimenti muoiono. Il trattamento avvisene secondo C 14 op C 15.
6.4.3. Chilodonella cyprini
Le Chilodonella sono dette in tedesco “grandi opacizzanti cutanei cuoriformi” e questo nome deriva dalla forma, appunto a cuore, che tuttavia può essere modificata secondo le esigenze. Le Chilodonella parassitano su pelle e branchie, I pesci si sfregano intensamente e diventano pigri; se sono colpite le branchie, essi stazionano in superficie e boccheggiano. Un punto di insediamento preferito pare essere la regione posteriore della testa, fino alla pinna dorsale. Dapprima sulla pelle si intorbidiscono aree di 0,5-2 cm, rotonde o ellittiche. In queste zone, dai contorni molto netti, la mucosa si inspessisce e il colore diventa bianco. Infine, essa inizia a staccarsi. Pesci piccoli, giovani o deboli possono venir colpiti uniformemente su tutto il corpo e morire. A volte le branchie vengono distrutte fino alle parti dure cartilaginee. Nei pesci resistenti si formano talora solo zone cutanee bianche e sovrabbondanti di muco che, nel giro di alcuni giorni, si estendono di poco. Nel preparato al microscopio del raschaito cutaneo si vedono dei ciliati mediamente di 50 mm, con una tacca all’estremità posteriore, dando l’idea di una forma a cuore. Il rivestimento di ciglia è uniforme solo sul lato superiore, mentre nella metà inferiore si trovano solo poche file di ciglia. Il parassita è in grado di nuotare e, quindi di trasferirsi anche su altri pesci. Una popolazione ittica densa favorisce la diffusione della mlattia. La riproduzione del parassita avviene per scissione binaria. Un’introduzione in acquario è possibile se si somministra cibo vivo proveniente da laghetti con pesci. Le misure di prevenzione consistono nella somministrazione di cibo vivo pulito nell’ evitare un sovrappopolamento dell’acquario. In caso di attacco debole sono sufficienti i metodi C 12 e C 1°; di efficacia maggiore sono C 1c, C 17° e C 16.
6.4.4. Brooklynella hostilis
Brooklynella hostilis è un parassita di pesci marini tropicali noto solo da pochi anni. Sono soggetti a rischio prevalentemente i pesci sottoposti a stress o che vivono in acquari sovrappopolati, con acqua inquinata. In queste circostanze la malattia può assumere carattere epidemico. L’agente patogeno, Brooklynela hostilis, è un ciliato olotrico (con ciglia presenti su tutta la superficie), della famiglia Dysteriidae. Per aspetto e sviluppo somiglia molto al protozoo parassita di pesci d’acqua dolce Chilodonella. Brooklynella vive sulla pelle e sulle branchie e si nutre di cellule cutanee e sanguigne. L’infezione inizia con la comparsa di piccole aree sbiadite. Queste si estendono finchè l’epitelio si stacca a lembi dal corpo. Inizialmente i pesci soffrono di inappetenza, nuotano pigramente, secernono muco e respirano con molto affanno. La morte subentra dopo pochi giorni, quando vaste aree cutanee sono distrutte. Per la diagnosi vengono prelevati dei raschiati della pella e delle branchie, nonché delle ferite. Il parassita cuoriforme raggiunge dimensioni medie di 60 mm. Su un lato si trova un organello di adesione con cui si può fissare un pesce. Come molti altri ciliati, Brooklynella presenta un gran numero di ciglia e può nuotare rapidamente e con agilità. Di regola, il parassita viene introdotto in acquario mediante pesci infetti. Con le condizioni citate si riproduce rapidamente. Per la prevenzione si può soltanto raccomandare, come per tutti i parassiti dei deboli, di badare all’igiene e di non sottoporre i pesci ad alcun tipo di stress. G.Blasiola condiglia di immergere pesci appena acquistati e sospetti per breve tempo in acqua dolce; il pH di quest’acqua deve corrispondere esattamente a quello dell’acqua marina. A seconda della specie, il bagno non deve durare più di 1-5 minuti. Un trattamento con rame non ha alcuna efficacia. Altre possibilità di trattamento sono i metodi C 16b e C 7.
6.4.5. Trichodina sp.
Quando singoli pesci si sfregano e muovono a scatti le pinne, può esserci un attacco di Trichodina sp. Sulla pelle stessa, di solito, non si nota nulla. Il pesce non viene danneggiato da esemplari singoli; solo in caso di attacco più massiccio si formano aree biancastre sulla pelle del pesce. Senz’altro le Trichodina compaiono in acquario più frequentemente di quanto non si pensi, poiché la loro presenza sporadica non viene notata. In caso sospetto di Trichodina, si prelevino in vari punti dei raschiati e li si esamini ad un ingrandimento di 100-200 volte. L’agente patogeno è un ciliato peritrico (cioè con ciglia presenti solo sull’estremità anteriore) con forma a cappello. Sia sull’estremità superiore sia su quella inferiore della cellula cilindrica si trova una corona di ciglia. Una corona di uncini di diametro minore è posta nella parte inferiore. Quando il parassita è disteso piatto nel preparato, la corona di uncini e quella di ciglia risaltano contemporaneamente in maniera netta. Trichodina esegue costantemente movimenti rotatori e sul pesce è in grado di cambiare molto in fretta il suo punto d’insediamento. Il diametro della cellula è in media di 50 mm. Studi recenti (Hausmann 1981) hanno dimostrato che Trichodina non può essere considerato un parassita; il ciliato utilizza un parassita; il ciliato utilizza il pesce solamente come ospite veicolante. Con un disco adesivo e la corona di uncini può attaccarsi alla mucosa. L’alimentazione avviene mediante assunzione di batteri. L’apertura orale si trova sul lato del corpo cellulare opposto al pesce. Siccome con la mucosa danneggiata la comparsa di batteri è più intensa, anche le Trichodina possono riprodursi bene. Per via delle loro ventose, la mucosa viene danneggiata sempre di più. Ma anche in acqua con scarsa igiene si trovano grosse quantità di batteri, sicché Trichodina potrà riprodursi con facilità. Questo avviene per divisione binaria. Le Trichodina si spostano facilmente da un pesce all’altro. Anche in questo caso la fonte d’infezione spesso è il cibo proveniente da laghetti con pesci. La cura avviene secondo C 17°, C 16 o C 1b, a seconda della gravità dell’attacco.
6.4.6. Altri ciliati
Regolarmente sui pesci si trovano dei ciliati che, in verità, non sono dei parassiti, bensì degli infusori che compaiono in acqua molto inquinata. Siccome l’acqua d’acquario in genere è più inquinata delle acque d’origine dei pesci , questi ciliati fanno parte della normale popolazione di un acquario. In acquari trascurati possono riprodursi abbondantemente e li troviamo in gran quantità sui pesci debilitati. Anche ferite colpite da micosi e zone cutanee distrutte da altri parassiti sono privilegiati perla colonizzazione, poiché qui si trovano molti batteri utili come nutrimento. Come contromisura si consiglia di fare attenzione all’igiene e di trattare i pesci feriti immediatamente in una vasca di quarantena. Uno di questi ciliati è Tetrahymena pyriformis. Ha la forma di pera, misura 35-90 mm e compare in grandi quantità su aree cutanee infette. I pesci colpiti chiudono le pinne e dondolano con il corpo. Dopo aver eliminato la malattia primaria si può combattere Tetrahymena con metodo C 16. Anche le Vorticella spesso si trovano in grosse quantità con il loro peduncolo retrattile su aree cutanee danneggiate. Esse possono danneggiare ulteriormente la pelle attaccandovi il loro peduncolo. I parameci si insediano in qualsiasi punto dove possono trovare il loro alimento principale: i batteri. Così si riscontrano nel filtro, nel fango e negli escrementi in via di decomposizione. ...segue»

Fonte: libro "Malattie dei pesci d'acquario" del Dott.Dieter Untergasser del 1989 non più in commercio in Italia. MGA©

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