malattia_del_buco_acquari

"La cosidetta malattia del buco si manifesta in forma letale in acquari mal gestiti dove la sporcizia è permanente(Nitrati)."

Dieter Untergasser: Il trattamento dei pesci malati. Cap 10.

10.1. Indicazioni generali sull’impiego e sulla reperibilità dei medicinali e delle sostanze chimiche citate
I medicinali menzionati in questo in capitolo non vogliono essere considerati come un’alternativa ai presidi medico-chirurgici reperibili nei negozi di acquariofilia, bensì andrebbero impiegati solo quando questi ultimi non danno più alcun risultato. Infatti, a causa della loro maggiore efficacia e del più alto dosaggio, presentano anche effetti collaterali più marcati rispetto ai prodotti offerti nei negozi di acquariofilia. Per questo motivo non si devono usare sconsideratamente, ma soltanto dopo una diagnosi precisa e un’attenta, ben ponderata valutazione. I trattamenti suggeriti nelle pagine seguenti sono, comunque, concepiti per persone desiderose di approfondire la materia. Richiedono una certa cognizione di causa e si rivolgono a persone con un minimo di preparazione e di esperienza nel maneggiare medicinali o comunque sostanze chimiche. Pertanto sottolineiamo che sarebbe preferibile farsi aiutare da un veterinario oppure, quando è il caso, da un farmacista, un chimico o un biologo. Anche le operazioni di tecnica microscopica presentate nel capitolo 11 e destinate soprattutto al lettore più “impegnato” prevedono in parte l’impiego di sostanze chimiche tossiche. In ogni caso, ci si attenga scrupolosamente alle precauzioni d’uso segnalate dal produttore; eventualmente, a tale proposito si chiedano informazioni al rivenditore o direttamente alla casa produttrice. Anche medici, veterinari, farmacisti, chimici, biologi potranno dare utili indicazioni e suggerimenti. Alcune sostanze sono tossiche se ingerite, inalate o assorbite attraverso la pelle; altre ancora sono altamente corrosive e/o infiammabili. Si raccomandano la massima attenzione e la conservazione in un luogo non accessibile ai bambini. In caso di incidenti o, comunque, di malessere, si chiami subito un medico. Per danni immediati e secondi provocati dai medicinali e dalle sostanze chimiche citate, nonché dalle proposte di trattamento illustrate in questo libro, l’autore e la Casa Editrice declinano qualsiasi responsabilità. Le sostanze citate nel presente capitolo ed in quello successivo sulla microscopia sono reperibili, per esempio, in una buona farmacia o presso i rivenditori di prodotti chimici. Si consultino, eventualmente, le “Pagine Gialle” sotto le voci “Medicinali e prodotti farmaceutici” o “Prodotti chimici”. Poiché la legislazione sulle condizioni di vendita di determinate sostanze è stata ed è tuttora soggetta a frequenti modifiche, confidiamo nella disponibilità del lettore ad informarsi sulle modalità di acquisto.
10.2. Indicazioni generali per l’uso di medicinali
La quantità relativamente ridotta di acqua in un acquario è sfavorevole alla salute dei pesci, mentre risulta vantaggiosa per quanto concerne il trattamento delle malattie. Innazi tutto la quantità d’acqua è esattamente determinabile, sicché i medicinali possono essere impiegati ad un dosaggio preciso offrendo il migliore spettro d’azione. In secondo luogo si possono utilizzare medicinali molto costosi, essendo necessarie soltanto quantità molto limitate. L’azione delle sostanze chimiche e dei coloranti si basa sulla loro proprietà di essere più tossici per i parassiti che non per l’ospite. Più ottimale risulta questo rapporto, meno rischioso per il pesce sarà il loro uso. Ma purtroppo i livelli di tollerabilità dei migliori medicinali sono spesso molto vicini per pesci e parassiti, sicché si deve fare attenzione a rispettare scrupolosamente le indicazioni di quantità e di tempo. In più, l’efficacia e la tollerabilità dei medicinali sono strettamente correlate alle caratteristiche fisico-chimiche ed alla temperatura dell’acqua e le sostanze vengono tollerate in misura differente a seconda della specie di pesce trattata. Un sottodosaggio di medicinali va sempre evitato, poiché non si otterrebbe alcun effetto sui parassiti. Un trattamento profilattico a bassi dosaggi, permanente oppure effettuato a intervalli regolari, non ha senso, anzi è addirittura pericoloso. Come conseguenza di un tale intervento si sviluppano parassiti resistenti che poi non si possono più combattere neppure con concentrazioni più elevate. Siccome anche per i parassiti esistono temperature ottimai a cui non possono riprodursi meglio, c’è la possibilità di appoggiare una chemioterapia con dei cambi di temperatura. Spesso gli agenti patogeni sono più “ricettivi” ai medicinali quando vivono fuori dalle temperature ottimali. Dipende principalmente dal medicinale se è opportuno aumentare o, invece, diminuire la temperatura. Talvolta la tossicità aumenta con la temperatura. Le temperature indicate nelle proposte di trattamento sono, quindi, da seguire scrupolosamente. In linea di principio, quando si cura una specie ittica con cui non abbiamo mai avuto esperienze di trattamento con un determinato medicinale, non si può dire nulla sulla sua tollerabilità. Per questo motivo è indispensabile effettuare con un singolo pesce, gravemente malato, un tentativo di trattamento. Si sceglie l’esemplare più debilitato. Se sopporta la cura, i restanti pesci possono essere trattati alla stessa maniera. In acquari di comunità, si deve fare attenzione in particolar modo a Siluriformi e Caracoidei. Alcuni trattamenti andrebbero effettuati nell’acquario arredato, in modo da raggiungere anche gli agenti patogeni non situati sul pesce. Altri metodi vengono praticati in recipienti separati, poiché in caso contrario si uccide la flora batterica del filtro e del materiale di fondo e quindi nell’acqua si formano sostanze tossiche. Ad alcuni medicinali sono stati aggiunti degli eccipienti (sostanze veicolanti) che determinano un enorme sviluppo di batteri e relativo consumo di ossigeno. Anche questi prodotti non devono essere immessi in un acquario arredato. Le modalità d’impiego e la durata del trattamento sono indicate esattamente per ogni medicinale. Ciò nonostante è possibile che pesci indeboliti o sensibili non tollerino la dose. Pure i trattamenti con antibiotici non sempre fermano la moria di pesci, considerato che, proprio nel caso di affezioni batteriche che danneggiano gli organi interni, singoli esemplari muoiono anche dopo un trattamento di successo, perché degli organi danneggiati hanno sospeso la loro funzione. Di regola, i pesci vengono curati in acquario in un bagno prolungato della durata di uno o più giorni. Si capisce che i medicinali che agiscono contro i batteri sul pesce danneggiano anche gli altri batteri e microrganismi i quali, morendo, inquineranno l’acqua. Siccome nel filtro sono presenti in abbondanza i batteri, è meglio sciacquare prima accuratamente il materiale filtrante. Durante il trattamento il carbone attivo dev’essere tolto. Dopo la terapia si effettuano ripetuti cambi parziali dell’acqua e nel filtro una parte del substrato va sostituita con carbone attivo nuovo che elimina dall’acqua i resti del medicinale. Dopo l’azione di alcuni medicinali, il filtro necessita di varie settimane per riformare una flora batterica attiva. Gli accorgimenti riguardanti il materiale filtrante, qualora fossero importanti, vengono riportati succintamente nei consigli per il trattamento. La luce ultravioletta può provocare l’alterazione di alcuni medicinali disciolti in acqua. Per questo motivo, durante il trattamento, è meglio spegnere eventuali lampade UV presenti nel circuito di filtraggio. I bagni brevi durano solo pochi minuti o, al massimo alcune ore e vengono praticati in secchi o vasche con una capacità ben precisa. A questi bagni si ricorre quando sono necessari dosi elevate di medicinali. La temperatura ed i valori chimici dell’acqua devono corrispondere a quelli in acquario. Durante i bagni i pesci vanno tenuti sotto osservazione. Se si girano su un fianco, devono essere tolti dal bagno in anticipo. I bagni brevi non vanno effettuati in acquari arredati, poiché altrimenti muoiono tutte le piante e di batteri. E’ impossibile eliminare cibo sufficiente rapidità il medicinale. Per poter adoperare medicinali e sostanze chimiche ed approntarne soluzioni d’impiego, è necessario conoscere le comuni unità di misura e peso. Il peso viene espresso in grammi (g) o milligrammi (mg; 1 g = 1000 mg). Per misurare i liquidi sono necessari un bicchiere graduato, un cilindro graduato oppure una pipetta graduata. Come unità di misura sono usati i litri (l) o millilitri (ml), un tempo detti anche centimetri cubici (cc; 1 l = 1000 ml). Per pesare le sostanze chimiche è necessario un bilancino di precisione da 0,5 a 50 g. se un tale attrezzo no è a portata di mano, certamente il farmacista sarà disposto a pesare alcune bustine con la quantità di sostanza necessaria. Ovviamente, non è possibile acquistare le piccole quantità pesate, bensì solo l’intera confezione. Siccome, però, il rapporto prezzo-beneficio effettivo eventualmente risulta assai sfavorevole, è bene che alcuni acquariofili affrontino insieme la spesa. Per molti bagni curativi sono necessarie, per un miglior dosaggio, delle soluzioni acquose di base. Per prepararle si scioglie una determinata quantità di sostanza in un litri d’acqua. Un millilitro (ml) di questa soluzione ha una concentrazione di un millesimo. Di regola, si scioglie 1 g di sostanza in 1 l d’acqua; allora 1 ml contiene 1 mg di sostanza.
10.3. Proposte di trattamento
Le proposte di trattamento presentate di seguito recano dei codici già citati nei capitoli precedenti di descrizione delle malattie. Solitamente le quantità indicate sono ben tollerate dalla maggior parte delle specie di pesci. Tuttavia, generalmente Siluriformi, Caracoidei e Ciclidi nani reagiscono con maggiore sensibilità, sicché con questi pesci si dovrebbe prima effettuare un tentativo di trattamento. Molti dei curativi menzionati in questo capitolo sono medicinali e sostanze chimiche di elevata efficacia impiegati in medicina umana e che, ormai da anni, vengono adoperati pure in acquariofilia. I curativi per pesci disponibili nei negozi di acquariofilia sono sperimentati da molto tempo e quasi sempre sono di sicura efficacia contro le malattie indicate. Tuttavia, possono essere consigliati soltanto, se sulla confezione sono riportati i componenti. Solo così sarà possibile controllare se le sostanze contenute servono effettivamente a trattare le malattie in questione. Non esistono toccasana. Perciò sono semplici utopie i curativi per pesci che dovrebbero aiutare contro tutte le malattie! Può diventare pericoloso per i pesci utilizzare più medicinali contemporaneamente. Due principi attivi di per se innocui possono risultare tossici se combinati e, quindi, provocare avvelenamenti. Perciò, se è insorta più di una malattia, si tratta sempre una patologia alla volta, combattendo prima quella più pericolosa. Tra una cura e l’altra si deve concedere ai pesci un periodo di riposo di almeno tre giorni, eliminando il medicinale dalla vasca mediante cambio dell’acqua. Questo vale anche quando lo stesso trattamento dev’essere effettuato due o tre volte. Molti professionisti sono contrari all’impiego di antibiotici in acquariofilia. Spesso è già accaduto che, per via di un uso incontrollato ed errato degli stessi, si siano sviluppati degli agenti patogeni resistenti e si teme che questa resistenza si trasferisca anche su batteri patogeni per l’uomo. Comunque, le opinioni degli esperti a tale proposito sono molto divergenti. In linea di principio, gli antibiotici vanno utilizzati in acquario soltanto in caso di estrema emergenza. Dapprima si utilizzano sulfamidici e nitrofurani, che generalmente portano già al risultato sperato (C 21, 22, 25, 26). Il trattamento mediante antibiotici viene effettuato in una vasca in tutto vetro non arredata. In molte proposte di ricetta si consiglia di aggiungere al mangime il principio attivo o il medicinale. I vantaggi sono evidenti: l’acqua non resta inquinata e, quindi, il trattamento può avvenire nell’acquario arredato. Sono necessarie solo piccole quantità di principio attivo e questo giunge direttamente nell’intestino. Ovviamente, va premesso che i pesci non siano già talmente malati da non assumere più cibo. Per il dosaggio dei principi attivi in un mangime medicato, è stata presupposta l’assunzione di una quantità media di cibo. Se i pesci consumano grosse quantità di mangime medicato, si può avere un sovraddosaggio. Inoltre, i pesci devono essere abituati a tale cibo. Andrebbe somministrato saltuariamente e , qualche volta, si può aggiungere al posto dei medicinali un preparato vitaminico (C 27). Una ricetta per la preparazione di un mangime medicato è riportata tra i sistemi di trattamento sotto il codice B 5. Le proposte di trattamento riportate di seguito e le singole ricette sono state sperimentate in molte occasioni. Ciò nonostante non si può garantire che i medicinali agiscano allo stesso modo in tutti i tipi di acqua. Certe sostanze disciolte nell’acqua possono aumentare le tossicità dei medicinali. Molti di questi hanno azione germicida e possono provocare la morte dei batteri sia nell’acqua sia nel filtro e questo può condurre ad un avvelenamento dell’acqua e, di conseguenza, portare alla morte dei pesci. Altri medicinali possono causare, in determinate circostanze, una moltiplicazione dei batteri a livelli estremi, sicché l’acqua si intorbidisce e insorge carenza di ossigeno. Particolarmente critico è l’utilizzo di medicinali in vasche in cui da un periodo abbastanza lungo non è stato effettuato alcun cambio dell’acqua o non è stato pulito il prefiltro. Perciò, prima dell’impiego di medicinali, si dovrebbe sempre sifonare il fondo, cambiare una parte dell’acqua e pulire il materiale del prefiltro. L’aggiunta di medicinale non deve mai avvenire di sera, perché il mattino successivo i pesci possono essere già morti per asfissia. Si dovrebbe operare con i medicinali soltanto se si è in grado di seguire il comportamento dei pesci ad intervalli abbastanza brevi. Se durante un trattamento i pesci presentano manifestazioni di avvelenamento, si deve procedere immediatamente ad un cambio dell’acqua, oppure si trasferiscono i pesci in vasca con acqua nuova. Se durante il trattamento i pesci stazionano sotto la superficie dell’acqua e respirano affannosamente, è subentrata una carenza di ossigeno. Si provveda in tal caso ad un’aereazione supplementare dell’acqua. Se contemporaneamente si presenta un intorbidimento dell’acqua, il trattamento dev’essere sospeso e i pesci vanno trasferiti in un recipiente con acqua nuova. I metodi esposti senza una specifica indicazione dei valori dell’acqua sono stati sperimentati con un valore di pH tra 6 e 6,5, nonché una conduttività di 150 microsiemens. Le proposte di trattamento non sono indicate per acque all’aperto (laghetti, stagni), per le quali si consultino invece i testi di AMLACHER, REICHENBACH-KLINKE, SCHAPERCLAUS, GHITTINO e ROBERTS. Si tenga presente che i medicinali ad uso umano citati sono stati concepiti per la somministrazione orale e non per prepararvi dei bagni. Nondimeno, in condizioni normali dal punto di vista acquariologico, si sono comunque rivelati efficaci. Siccome però centrali idriche offrono le quantità d’acqua più disparate ed occasionalmente negli acquari di registrano situazioni di ioni fuori dal comune, l’efficacia di molti medicinali non può essere prevista con certezza assoluta. Quindi non è escluso che con valori dell’acqua estremi i medicinali non diano il risultato sperato, oppure che addirittura si manifestino effetti secondari indesiderati.
A 1: cloramfenicolo come sostanza
Indicazioni: idropisia, foruncolosi, corrosione delle pinne di origine batterica, vibriosi, Malattia branchiale batterica. Spettro d’azione: batteri, cocchi e bacilli che formano spore Gram- positivi, batteri e cocchi Gram negativi, actinomiceti, flexibatteri, spirochete, rickettsie e grossi virus. Questa sostanza si conserva per anni se tenuta in luogo fresco e asciutto. Si impiega per effettuare bagni prolungati in un contenitore a parte. Dose: 40 mg per litro, per 10-20 ore. Il principio attivo può essere sciolto in una piccola quantità di alcol etilico al 95% e, quindi, introdotto nella vasca di trattamento. Per fare ciò si immette la quantità necessaria di cloramfenicolo in un vasetto di vetro e, agitando il recipiente, si versa l’alcol a goccia a goccia, finché tutta la sostanza si è sciolta. Durante il trattamento si filtra attraverso lana sintetica o resina espansa pulita. Il comportamento dei pesci e le condizioni dell’acqua devono essere controllati ripetutamente. Se l’acqua inizia ad intorbidirsi, si devono togliere i pesci dal bagno ed, eventualmente, trasferirli in una soluzione appena approntata. Il cloramfenicolo si può mischiare bene con il cibo secondo la ricetta B 5. Siccome resiste a temperature fino a 100 °C, può essere miscelato a temperature di 80 °C. Dose per il cibo: 500mg su 100 g di mangime. Di questo cibo si somministrano due porzioni quotidiane per tre giorni.
A 2: trattamento combinato contro casi acuti di Malattia colonnare con cloramfenicolo ed acriflavina = tripaflavina
Trattamento da effettuare come in A 1. Dose: 4 ml di soluzione di base di acriflavina (vedi C 1) per ogni litro di acqua d’acquario, in più 40 mg di cloramfenicolo per ogni litro d’acqua. Durata del trattamento: 12 ore.
A 3: neomicina solfato come sostanza
Indicazioni: malattie batteriche esterne come corrosione delle pinne, ulcere cutanee e la nuova malattia dei Discus. Spettro d’azione: batteri e cocchi Gram-negativi. Il trattamento avviene come bagno prolungato in un recipiente separato. Filtrare attraverso lana sintetica o resina espansa pulita. Dose: 2 g su 100 l d’acqua per un periodo di 3 giorni. Raramente anche in pesci sensibili possono insorgere avvelenamenti. Al mangime si aggiungono, ad una temperatura massima di 40 °C, 250 mg su 100 g di cibo secondo B 5. Il mangime viene somministrato per tre giorni tre volte al giorno, ad intervalli di 4 ore. Questo metodo è inefficace in caso di infezioni degli organi interni, poiché la neomicina non viene assorbita dall’organismo. Solo le infezioniintestinali possono essere combattute con successo. Combinando con nitrofurantoina (vedi C 21) nella dose indicata, si può intervenire efficacemente contro la nuova malattia dei Discus. La premessa necessaria è che prima si combattono i parassiti secondari, spesso presenti. Prima del tratatmento i pesci vanno trasferiti in acqua pulita appena preparata. I pesci restano per 3-5 giorni nel bagno medicato, quindi si trasferiscono in acqua nuova. Un successivo trattamento specifico con nitrofurantoina, della durata di 6- giorni, può essere effettuato, ma in genere non è necessario.
A 4: pomata oftalmica
La pomata oftalmica deve essere utilizzata per rimerginare le ferite procuratasi dai pesci. Essa previene infezioni batteriche oppure le guarisce. In un primo momento il pesce viene tolto quotidianamente dall’acquario (vasca di quarantena) ed avvolto in un panno umido. Si asciuga la ferita con cautela mediante carta assorbente; in questo modo si assorbe del tessuto morto. Quindi si applica la pomata. Quando i margini della ferita iniziano a chiudersi, è sufficiente intervenire ogni due o tre giorni. Come misura profilattica si può usare una pomata fungicida (C23), oppure si aggiunge all’acqua una sostanza chimica che inibisca la formazione di funghi (metodo C12 o C17d).
A 5: tetraciclina cloridrato come sostanza
Indicazioni: idropisia, vibriosi. Spettro d'azione: cocchi e batteri Gram-positivi, cocchi e batteri Gram-negativi, actinomiceti, spirochete e grossi virus. Il medicinale può essere impiegato nell'acquario arredato come bagno prolungato, seguendo il dosaggio A. Si filtra attraverso lana sintetica oppure resina espansa pulita. L'acqua si colora. Varie specie di piante vengono danneggiate. Si consiglia l'impiego in un recipiente separato. Quando la tetraciclina si decompone, l'acqua assume una colorazione rossastra. In questo caso la maggior parte dell'acqua dev'essere cambiata. Dose A: 1 g su 100 l d'acqua, al massimo per una durata di quattro giorni. Dose B: 100 mg per 1 l d'acqua per una durata di 24 ore (solo in un recipiente separato). Nel mangime B 5 vengono mischiati 750 mg di tetraciclina cloridrato su 100 g di cibo; si somministra per sette giorni, due volte al giorno ad intervalli di 6 ore. Miscelare a 40 °C.
A 6: clortetraciclina, ossitetraciclina
Questi principi attivi sono contenuti nell'Aureomicina e nella Terramicina. Indicazioni, efficacia e dosaggio, per quanto riguarda il contenuto di tetraciclina, sono quelli già esposti in A 5. Per via dei suoi altri componenti, la Terramicina va impiegata solo nel cibo. Anche la doxociclina è una tetraciclina. Può essere usata solo in un recipiente separato, poiché l'acqua si intorpidisce rapidamente. Durante il trattamento l'acqua dev'essere areata abbondantemente. Dose: il contenuto di una capsula (100 mg)su 20 l d'acqua, per 2-3 giorni.
B 1: trattamento termico
Già da molto tempo trova impiego il trattamento di malattie mediante aumento di temperatura. L'aumento della temperatura dovrebbe avvenire lentamente e non superare 1 °C all'ora. Obiettivo del trattamento è creare un ambiente in cui gli agenti patogeni non siano più in grado di vivere o di riprodursi. Non tutte le specie ittiche sopportano temperature elevate, talvolta è meno dannoso un trattamento chimico. La terapia termica può essere impiegata con i seguenti agenti patogeni: Costia sp.: 32 °C. per quattro giorni; Ichthyophthirius sp.: 30 °C, per dieci giorni; Oodinium sp.: 33-34 °C, 24-36 ore. Sono d'obbligo un'acqua assolutamente pulita e un buon livello di ossigeno. Se i pesci si sentono a disagio, e questo non è dovuto ad acqua inquinata o a fattori chimici, un aumento della temperatura di 3 °C per 2-3 giorni può avere effetti molto positivi. Vengono rinforzate le capicità di difesa contro le infezioni, poiché aumenta la formazione di anticorpi. Per i Discus la temperatura può essere addirittura essere alzata fino a 35 °C. Aumenti di temperatura più spiccati pesano troppo sul metabolismo, sicché lo stress è maggiore e le capacità di difesa diminuiscono nuovamente.
B 2: metodo del trasferimento
Con questo sistema si può interrompere il ciclo di sviluppo di Ichthyophthirius, in modo che la malattia non possa diffondersi. Il metodo è complesso perché sono necessari sette contenitori. Ogni 12 ore i pesci vengono trasferiti in un nuovo recipiente. Le cisti staccatesi liberano i loro tomiti solo quando i pesci si trovano già nella vasca successiva. Quando con il settimo trasferimento i pesci tornano nel primo contenitore, qui i tomiti sono già morti. In tutti i recipienti la temperatura dovrebbe essere di 25 °C. Effettuando la cura per 23 giorni, si può essere abbastanza certi che i pesci siano liberi da Ichthyo. La frequente cattura, tuttavia, rappresenta un forte stress per i pesci. Da quando con il verde malachite ossalato (C16) si dispone di un efficace medicinale contro Ichthyophthirius, solo di rado si ricorre a questo metodo.
B 3: metodo della grata
Questo metodo si rivolge contro quei parassiti che non sviluppano tomiti o larve mobili. Viene applicato prevalentemente nell'accrescimento di branchi di avannotti. Nelle vasche di allevamento si sistema a 2-5 cm dal fondo una grata le cui maglie siano troppo strette per i pesci. Le uova dei parassiti insieme alle feci passano attraverso le maglie e non possono più essere raggiunte dai pesci. Le larve in procinto di sgusciare muoiono. E' problematico sifonare le sostanze velenose accumulatesi sotto la grata.
B 4: mangime vitaminizzato
Un mangime vintaminizzato che contenga tutte le vitamine e gli oligoelementi importanti può essere facilmente preparato in casa. Si grattugia in un piatto del cuore di bue, a cui si aggiunge metà volume di spinaci fini (surgelati). Si distribuiscono sul piatto i due ingredienti in modo da creare uno strato alto 3-5 mm. Poi si sparge tanta polvere vitaminica fino a fare apparire infarinata la superficie (vedi anche C 27). L'uso di vitamine liquide, se non disciolte in olio, non ha lacun effetto, poiché non restano attaccate al mangime. La stessa quantità di lievito di birra in polvere viene distribuita uniformemente sul mangime. Questo ora riposa finché gli spinaci si sono scongelati (circa 15 minuti), quindi si miscela il tutto, lo si impasta bene e poi si somministra subito. Al posto degli spinaci si possono grattugiare anche delle carote. Se si usa dell'Osspulvit-N, o un prodotto analogo a base di calcio e vitamina D, si possono aggiungere altre vitamine non contenute in questo preparato mediante compresse multivitaminiche (per esempio VMP-N della Pfizer) polverizzate.
B 5: ricetta per la preparazione di un mangime medicato
Per prima cosa si prepara una pappetta costituita da due terzi di cuore di bue, o carne di manzo magra, e un terzo di spinaci. Gli ingredienti devono essere sminuzzati al punto da poter essere assunti anche da pesci piccoli. Dopo aver mischiato bene i componenti, si congelano delle porzioni da 50 g in piccole scatole di plastica oppure in sacchetti. All'esigenza si scongela una porzione. Ora si versano in una piccola vaschetta di latta di 50 ml di acqua fredda e si aggiunge 1 g di agar-agar in polvere. Una quantità minima di colorante rosso per alimenti rende il cibo più appetitoso. Un po' di brodo concentrato (non più di quanto serve per insaporire una tazza di minestra) rende il cibo più apprezzato dai pesci. Mescolando con una piccola forchetta, si riscalda il liquido tenendolo a bagnomaria, fino a sciogliere l'agar-agar e rendere la soluzione pastosa. Dopo aver raggiunto una temperatura di circa 80 °C, si immettono in piccole porzioni i 50 g di pappetta scongelata di carne e spinaci. La temperatura non deve scendere di molto. Una volta aggiunta tutta la pappetta, si toglie la vaschetta dal bagno d'acqua e si lascia raffreddare lentamente. A seconda della resistenza termica, il medicinale viene aggiunto al mangime ancora caldo e liquido oppure appena prima che diventi solido, a 40-50 °C circa (vedere le relative indicazioni nelle proposte di trattamento). Alcuni antibiotici non sopportano il calore, perciò dopo aver aggiunto il principio attivo il cibo va raffreddato molto rapidamente a 2-5 °C nel frigorifero. Tuttavia non deve scongelare, poiché altrimenti l'agar diventa nuovamente liquido. Il mangime così preparato ha una consistenza gommosa, compatta e viene accettato volentieri da tutti i pesci, una volta abituati. Nel frigorifero può essere conservato per tre giorni a 2-5 °C. Per la somministrazione, si tagliano dei pezzi adatti alle dimensioni della bocca dei pesci. Queste porzioni rimangono solide nell'acquario fino ad una temperatura di 28 °C. Al massimo dopo 12 ore, il cibo non consumato va eliminato dalla vasca, altrimenti ammuffisce. In genere gli antibiotici frammisti perdono la loro efficacia dopo poco tempo di permanenza in acquario. Perciò non si dovrebbe somministrare più cibo di quanto non viene assunto nel giro di un'ora.
C 1: acriflavina = triplaflavina
Indicazioni: opacità della pelle e delle pinne, corrosione della bocca e delle pinne, disinfezioni di piccole ferite Spettro d'azione: Costia, Chilodonella, Trichodina, Trichodinella, flexibatteri, intorbidamento delle pinne e della pelle. I due nomi indicano la stessa sostanza, che esplica un'intensa azione colorante. L'acriflavina può essere aggiunta nell'acquario arredato, tuttavia danneggia molto le piante. Il materiale di prefiltraggio andrebbe pulito prima della somministrazione del medicinale. Dopo la cura, si filtra l'acqua attraverso carbone attivo per eliminare il medicinale. Soluzione di base: 1 g su 1 l di acqua. Dose A: 1 ml di soluzione di base per ogni litro di acqua d'acquario. Per la prevenzione di infezioni. Dose B: 3 ml di soluzione di base su 1 l di acqua per una durata di quattro giorni. Agisce contro infezioni allo stadio iniziale. Dose C: 5 ml di soluzione di base su 1 l di acqua in un recipiente separato per una durata di 2-4 giorni. Contro Columnaris, Costia, Trichodina, Chilodonella.
C 2: alcol etilico al 95%
Si possono togliere sanguisughe attaccate al pesce premendo brevemente sul parassita un batuffolo di ovatta imbevuto di alcol. Per questa operazione il pesce dev'essere prelevato dall'acqua.
C 3: verde brillante basico
Questo colorante è contenuto in molti medicinali per pesci disponibili in commercio e questi sono di più facile impiego rispetto al principio attivo puro. Indicazioni: opacità della pelle, corrosione delle pinne, delle branchie, saprolegniosi della pelle e della bocca. Spettro d'azione: batteri Gram-positivi, funghi e protisti sulla pelle. Si effettua il trattamento in un recipiente separato, la cui acqua viene filtrata attraverso lana sintetica o resina espansa pulita. Il verde brillante ha effetto tossico su molti Caracoidei e Ciclidi nani: un trattamento in acqua di rubinetto nuova viene sopportato ancora meno che in acqua prelevata dall'acquario (vedi anche C 16). Soluzione di base: 1 g su 1 l di acqua, conservare in un flacone marrone. Dose A: 1 ml di soluzione di base su 12,5 l di acqua pe una durata di 24 ore; effettuare quindi un cambio totale dell'acqua oppure trasferire i pesci in un altro recipiente. La cura può essere ripetuta il terzo giorno. Aiuta in caso di infezioni batteriche sulla pelle. Dose B: 2 ml di soluzione di base su 15 l di acqua. Per tre giorni consecutivi i pesci vengono immersi rispettivamente per 4 ore in questa soluzione, che va preparata ex novo per ogni trattamento. Aiuta contro parassiti e funghi.
C 4: chinina solfato, chinina cloridrato
Indicazioni: Oodinium in acqua dolce. Dose: 1 g di chinina su 100 l d'acqua in un bagno prolungato della durata di 3 giorni. La chinina ha effetti tossici sui pesci delicati. Gli invertebrati la tollerano molto male. La chinina cloridrato è da preferire alla chinina solfato. Si decompone nell'acqua dopo un certo periodo, ma è meglio filtrare dopo il trattamento attraverso carbone attivo. Prima del trattamento il materiale di prefiltraggio va pulito. E' più sicuro effettuare il trattamento dei pesci in una vasca piccola ed intervenire sull'acquario separatamente. In questo modo si evitano perdite di pesci quando subentra la morte biologia dell'acqua in acquario dove, successivamente, si provvede perciò ad un cambio totale dell'acqua. Nella vasca specifica di trattamento, i pesci vengono trasferiti in una soluzione di medicinale approntata ex novo; se qui si verifica un intorbidamento dell'acqua durante la cura, si dovrà preparare una nuova soluzione.
C 5: Concurat-L 10%
10 bustine da 7,5 g (Bayer; prodotto a base di levamisole attualmente non disponibile in Italia) Concurat è concepito come antielmintico ad ampio spettro per bovini, ovini, suini e pollame. Non può essere impiegato come bagno. Indicazioni: nematodi nell'intestino dei pesci. Dose A: sciogliere 2 g di Concurat in 1 l di acqua. Immergere le larve rosse vive di zanzara finché non muoino i primi esemplari. Somministrare immediatamente le larve ancora vive. Dose B: aggiungere 1 g di Concurat a 100 g di mangime. Miscelare bene a 50 °C secondo B 5. Somministrare una volta al giorno per cinque giorni. Per pesci voraci usare 400 mg su 100 g di mangime secondo B 5.
C 6: flubendazolo
(Flubenol 5% Janseen prodotto attualmente non reperibile in Italia. E' commercializzato tra l'altro in Austria, Francia, Germania.) Indicazioni: vermi parassiti delle branchie, della pelle e dell'intestino. In Germani il Flubenol viene impiegato ormai da anni contro i vermi parassiti delle branchie. Siccome il principio attivo è poco solubile in acqua, il medicinale può prima essere sciolto almeno in parte in una sostanza solvente organica; secondo BASSLEER si impiega del dimetilsufossido (DMSO). Nella dose citata il DMSO viene ben tollerato dai pesci, ma solo se nell'acqua non si trovano altre sostanze chimiche o medicinali; persino i biocondizionatori possono diventare tossici in presenza di DMSO. La vasca o l'impianto di allevamento devono trovarsi in condizioni d'igiene perfette. In combinazione con il DMSO, elevati valori di nitriti o ammoniaca possono essere letali per i pesci. E' utile sciacquare il materiale prefiltrante ed effettuare un abbondante cambio dell'acqua prima del trattamento. Un altro svantaggio del DMSO è il fatto che l'acquario emana per settimane un odore fastidio. Il DMSO va impiegato in acquariofilia con la massima cautela. Il DMSO può corrodere materie plastiche in acquario (per esempio resine sintetiche per il filtraggio tubi) e, quindi, provocare avvelenamenti dei pesci. Tuttavia, sotto questo profilo, molti prodotti di qualità in materiale sintetico nonché resine di filtraggio offerte nei negozi d'acquariofilia non hanno presentato alcun problema. Siccome con questo trattamento vengono uccise anche le uova dei vermi parassiti delle branchie, non è necessario ripeterlo. Dopo varie segnalazioni di acquariofili, agli inizi del 1989 sono stati effettuati trattamenti anche senza il solvente DMSO. L'autore è più volte riuscito a combattere con successo vermi parassiti delle branchie e nematodi intestinali usando Flubenol 5% senza solvente ad un dosaggio di 200mg/100 l d'acqua del valore di pH di 6,5 e meno. Per l'impiego, la quantità necessaria di medicinale viene introdotta in un vasetto con acqua tiedipa; quindi si chiude e si agita energeticamente per un minuto e si distribuisce il contenuto nella vasca. Dose A: per ogni 100 l di acqua d'acquario si immettono 200 mg di Flubenol 5% in un piccolo vasetto di vetro (non impiegare plastica) e si aggiungono 5-10 ml di DMSO per ogni 200 mg di Flubenol. Dopo aver agitato lentamente per alcuni minuti, si versa la sospensione lattiginosa sotto la superficie dell'acqua. Trascorsi sei giorni, si inizia ed eliminare il medicinale mediante cambio dell'acqua. Può comparire un lieve intorbidamento dell'acqua, che non è pericoloso finché i pesci respirano normalmente. Durante il trattamento l'acqua va areata. Dose B: a 100 g di cibo B 5 si aggiungono 100 mg di Flubenol 5%. Lo si somministra cinque volte a giorni alterni. In questi giorni si nutrono i pesci una volta sola. Seguendo al microscopio il trattamento, nei primi 10 giorni dall'inizio dell'intervento non si noterà alcun miglioramento. Solo dopo questo periodo i vermi iniziano a morire. Questo si spiega con il meccanismo d'azione del Flubenol. Esso, già dopo un breve di azione, blocca l'assunzione di certe sostanze nutritive dall'intestino, sicché, di conseguenza, i vermi muoiono di fame. Con i vermi parassiti delle branchie e gli Oxyurida, questo periodo dura circa 12 giorni, con le Capillaria circa 18 giorni.
C 7: formalina
La formalina è una soluzione acquosa di formaleide al 35-40%. Indicazioni: ectoparassiti sulla pelle e sulle branchie. Impiegare solo formalina fresca! Spettro d'azione: vermi parassiti delle branchie e della pelle, Chilodonella, Trichodina. Non va utilizzata se i pesci presentano lesioni su intere aree cutanee (Costia, Ichthyophthirius in stato avanzato). Dose: bagno breve con 2-4 ml di formalina su 10 l d'acqua per 30 minuti in un recipiente separato. I pesci sono da tenere sotto osservazione. Se assumono una posizione obliqua, il trattamento va sospeso. Numerosi pesci tollerano molto male la formalina. In presenza di vermi ovipari parassiti delle branchie, il trattamento può essere ripetuto dopo tre giorni. Dopo l'intervento i pesci vanno posti in una vasca priva di parassiti. Con Brooklynella G. BLASIOLA (1983) consiglia 2,6 ml di formalina su 10 l d'acqua marina in un recipiente separato.
C 8: Gabbrocol
(prodotto a base di dimetridazolo e paromomicina attualmente non reperibile in Italia; commercializzato in Germania ed in Austria) Indicazioni: feci bianche, mucillaginose. Spettro d'azione: flagellati e ciliati nell'intestino. Gabbrocol ha dato buoni risultati nel combattere flagellati e ciliati. Può essere impiegato come bagno prolungato oppure nel mangime B 5. Il bagno con Gabbrocol è un po' difficoltoso, poiché l'eccipiente del medicinale è il glucosio. Il trattamento può avvenire soltanto in una vasca di vetro vuota, con aereazione molto intensa e filtraggio attraverso lana sintetica o resina espansa pulita. Il glucosio in acqua provoca un forte intorbidamento del liquido, dovuto alla massiccia moltiplicazione di batteri. Dopo più di 18 ore, spesso si instaura una carenza di ossigeno, sicché i pesci innanzi tutto presentano difficoltà respiratorie e quindi soffocano. Per questo motivo, di regola, neppure i pesci robusti dovrebbero restare nella soluzione per più di 18 ore. Al limite, quando il liquido usato per il bagno si intorbidisce, i pesci vanno trasferiti in acqua pulita. Questo lasso di tempo è sufficiente ai fini del trattamento. Chi vuole andare sul sicuro, porrà dopo 12 ore i pesci in un altro acquario con la citata soluzione di Gabbrocol appena preparata. Si può ritardare la moltiplicazione dei batteri e, quindi, l'intorbidamento dell'acqua, approntando la vasca per il trattamento con acqua bollita o con acqua di rubinetto al posto dell'acqua prelevata dall'acquario. Le vasche per il trattamento devono venir pulite molto accuratamente con acqua calda. Dose 5: 5 g di Gabbrocol (1 bustina) vengono sciolti in 30 l di acqua. I pesci restano in questo bagno per 18 ore. In casi gravi il bagno può essere ripetuto in una seconda vasca con soluzione appena preparata. Nel mangime: 2 g di Gabbrocol vengono miscelati in 100 g di mangime B 5 a 40 °C; si somministra per tre giorni. In casi gravi si offre questo cibo finché scompaiono le feci bianche, quindi si prolunga il trattamento per altri tre giorni.
C 9: griseofulvina, Fulcin 500 Compresse da 500 mg
Indicazioni: saprolegniosi della bocca, saprolegniosi della pelle, corrosione delle branchie, tutte le micosi esterne. Spettro d'azione: quasi tutti i funghi nelle aree del pesce raggiunte dall'acqua. Siccome in genere sono colpiti solo individui singoli, il bagno prolungato va effettuato in un recipiente separato. Dose: 10 mg di principio attivo su 1 l di acqua oppure una compressa su 50 l di acqua. Le compresse vanno polverizzate, quindi si sciolgono almeno parzialmente in un po' d'acqua calda. La sospensione viene versata nella vasca di trattamento. I pesci restano nel bagno per due giorni. Se si interviene in acquario arredato, possono soffrire le piante. Dopo il trattamento viene cambiata una metà dell'acqua, poi si filtrano i resti del medicinale attraverso il carbone attivo. I pesi sensibili reagiscono con sintomi da avvelenamento. Nei negozi di acquariofilia esistono curativi antimicotici molto efficaci, che non pesano sul pesce così gravemente come la griseofulvina.
C 10: soluzione di iodio e ioduro di potassio
Indicazioni: tumori tiroidei. Con queste sostanze chimiche si possono trattare i tumori toroidei benigni. Un miglioramento avviene solo dopo 2-4 settimane, quando il tumore lentamente regredisce. Il trattamento avviene in acquario. Non si deve filtrare attraverso carbone. Soluzione di base: 0,5 g di iodio e 5 g di ioduro di potassio vengono sciolti in 100 ml di acqua. Dose: di questa soluzione di base si aggiunge con una sottile pipetta una goccia su 5 l di acqua nell'acquario. E' più precisa la dose di 1 ml di soluzione di base su 50 l di acqua d'acquario. Con ogni cambio dell'acqua si deve aggiungere al liquido nuovo la relativa dose.
C 11: permanganato di potassio (KmnO4)
Indicazioni: attacchi molto gravi dei parassiti citati di seguito. Spettro d'azione: Trichodina, Argulus, vermi parassiti delle branchie e Saprolegnia. I pesci vengono trattati in un contenitore separato in un bagno di pochi minuti. La tossicità per i pesci si avvicina molto alla dose necessaria per uccidere i parassiti. Per questo motivo il medicinale andrebbe impiegato solo in casi di emergenza. E' meno tossico il metodo C 18. In acqua inquinata da sostanze organiche l'effetto è molto più debole che non in acqua pulita. Dose: bagno breve con 100 mg di permanganato di potassio su 10 l di acqua (8-15 minuti). Durante il bagno i pesci vanno tenuti sotto stretta osservazione. In caso di attacco di vermi parassiti delle branchie, il bagno va ripetuto il terzo giorno. I pesci non devono essere introdotti nuovamente nella vasca interessata, prima che questa venga disinfettata (vedi C 18). Un trattamento prolungato di alcune ore o giorni con quantità ridotte di permanganato di potassio non ha senso, poiché la sostanza non è stabile in acqua!
C 12: sale da cucina (NaCI)
Il sale da cucina è senza dubbio il primo curativo ad essere stato impiegato per il trattamento di malattie dei pesci. Indicazioni: attacchi lievi dei parassiti citati di seguito, opacità incipiente di pelle e pinne. Spettro d'azione: Costia, Chilodonella, Trichodina, micosi, sanguisughe. In caso di attacchi lievi il sale da cucina viene impiegato sia per bagni prolungati sia per bagni brevi. Dose A, bagno breve: 15-20 g su 1 l di acqua, per una durata di 10-45 minuti. Dose B, bagno prolungato: 1 g su 12,5 l in acquario per pesci d'acqua tenera (durezza inferiore a 8° dH), 3 g su 10 l in acquario pesci d'acqua dura (durezza superiore a 12° dH). Dosi intermedie vanno stimate. Dopo cinque giorni il contenuto di sale può essere ridotto mediante cambio parziale dell'acqua. A partire da 2 g/10 l le piante possono essere danneggiate. La soluzione fisiologica di sale da cucina impiegata in microscopia si prepara in casa sciogliendo in 1 l di acqua 6,4 g di sale da cucina. L'uso è descritto nel capitolo 11.
C 13: solfato di rame CuSO4 + 5H2O (cristalli blu)
Indicazioni: Oodinium, alghe, funghi e infezioni miste con i parassiti citati di seguito. Spettro d'azione: Costia, Saprolegnia, Branchiomyces, Oodinium, Gyrodactylus, alghe. Soluzione di base: 1 g di solfato di rame e 0,25 g di acido citrico su 1 l di acqua distillata. Dose: 12,5 ml su 10 l di acqua d'acquario per una durata di 10 giorni, si ridosa la metà il terzo, quinto e settimo giorno. Tra i set diagnostici per la chimica dell'acqua esistono da qualche tempo anche reagenti di misurazione del rame. Durantae il trattamento, il contenuto di rame nell'acqua non deve mai scendere sotto 0,12 mg/l o superare 0,18 mg/l. Si può misurare a giorni alterni, ridosando la quantità mancante (1 ml di soluzione di base = 1 mg CuSO4). Gli invertebrati non tollerano il trattamento. O si tolgono dall'acquario finché il contenuto di rame non è sceso nuovamente sotto 0,03 mg/l oppure i pesci devono essere trasferiti in una spaziosa vasca di vetro in cui trattarli. Si filtra attraverso lana sintetica o resina espansa pulita. Per combattere funghi e alghe sui pesci, questi possono essere trattati in un bagno breve con 1 g di solfato di rame su 10 l d'acqua, per una durata di 10-20 minuti. Le piante possono subire danni. Prima di procedere al trattamento in acqua dolce tenera, a questa si deve aggiungere del gesso puro, fino a raggiungere almeno 10° dH; altrimenti i pesci non tollerano la dose. Nei negozi di acquariofilia esistono curativi molto efficaci contenenti composti di rame.
C 14: trattamento combinato contro Cryptocarion
Soluzione di base: 1 g di solfato di rame, 2 g di blu di metilene e 0,25 g di acido citrico su 1 l di acqua distillata. Il trattamento viene effettuato in un recipiente separato. Gli invertebrati non tollerano questo intervento. Dose: 12,5 ml di soluzione di base su 10 l di acqua; ridosare la metà il quarto e l'ottavo giorno. E' preferibile, previa misurazione del rame, mantenere la concentrazione del metallo tra 0,15 e 0,2 mg/l. Durante il trattamento si filtra attraverso la lana sintetica o resina espansa pulita.
C 15: trattamento combinato contro Cryptocarion
(da BLASIOLA jr., 1981) Il trattamento avviene in due fasi. Innanzi tutto i pesci vengono tenuti in un recipiente separato, procedendo ad un bagno breve di un'ora con una soluzione di 4 mg di rame e 2,6 ml di formalina (37%) su 10 l di acqua marina. Quindi si trasferiscono i pesci in un bagno prolungato, preparato con 0,2 mg di rame su 1 l di acqua marina. Il trattamento dev'essere effettuato per almeno dieci giorni. Adintervalli di 48 ore si può ripetere il bagno breve. La concentrazione di rame viene tenuta stabile, controllando con i reagenti di misurazione e aggiungendo, se necessario, nuovamente del solfato di rame.
C 16: verde malachite ossalato
Indicazioni: Malattia dei puntini bianchi, intorbidamento della pelle, saprolegniosi della pelle. Spettro d'azione: Ichthyophthirius, Trichodina, Chilodonella, Saprolegnia. La soluzione si conserva solo se tenuta in luogo fresco e al riparo dalla luce. Non conservare in frigorifero insieme ad alimenti, essendo il verde malachite ossalato estremamente tossico e cancerogeno. Medicinali contenenti verde malachite sono disponibili nei negozi d'acquariofilia. Il principio attivo puro va impiegato esclusivamente quando questi medicinali non servono. Soluzione di base: 200 mg di verde malachite ossalato su 200 ml d'acqua, da conservare in un flacone marrone (3-6 mesi). Dose A: 6 ml di soluzione di base su 100 l di acqua d'acquario. Ridosare la metà il terzo, sesto e nono giorno. Dopo dodici giorni si cambia un terzo dell'acqua. Nei cambi d'acqua necessari nel frattempo, si aggiunga all'acqua nuova la dose iniziale. Durante il trattamento si deve aereare intensamente. Il verde malachite è un potente colorante. Le macchie si riesce a toglierle solo con molta difficoltà. Di regola, questa dose è tollerata anche dai pesci più sensibili. In acqua molto inquinata da sostanze organiche, o nei casi in cui si impiega un filtro biologico, può essere necessario un aumento della dose. Tuttavia, la dose massima di 15 ml di soluzione di base su 100 l di acqua d'acquario non deve mai essere superata. Se, però, il bagno dev'essere effettuato in una vasca di quarantena con acqua nuova e senza un filtro maturato, i pesci più sensibili, tavolta non tollerano la dose A. Ciò è dovuto al fatto che in vasche estremamente pulite il verde malachite viene decomposto più lentamente che non in acquari con materiale di fondo e filtro maturo. In vasche di quest'ultimo tipo si usano 4 ml di soluzione di base su 100 l di acqua d'acquario e se ne ridosano 2 ml il quarto, ottavo e dodicesimo giorno. Dose B: secondo G. BLASIOLA (Acquarien Magazin 9/83, p.477), contro Brooklynella è efficace una quantità di 13-15 mg su 100 l di acqua marina. Il trattamento viene praticato per tre o quattro giorni in un recipiente separato, con un filtraggio attraverso lana sintetica e una buona aereazione. In acqua marina appena preparata è possibile che la dose citata non sia tollerata.
C 17: blu di metilene
Indicazioni: intorbidamenti della pelle e saprolegniosi nei casi più lievi, prevenzione della saprolegniosi delle uova, profilassi dopo il trasporto, malattie del sangue (Malattia del sonno). Spettro d'azione: Costia, Chilodonella, Trichodina, Saprolegnia, Cryptobia e Trypanosoma. Il blu di metilene viene spesso usato come misura preventiva oppure in caso di malattia preparandovi dei bagni prolungati. Il medicinale può essere aggiunto nell'acquario se non si filtra attraverso carbone attivo bensì sopra lana sintetica o resina espansa appena lavata. Nei negozi di acquariofilia esistono medicinali di pari efficacia contenenti blu di metilene. Soluzione di base: 1 g di blu di metilene su 1 l di acqua. Dose A: 1 ml di soluzione di base su 1 l di acqua (dose normale). Questa dose può essere usata nell'acquario arredato. Dopo cinque giorni i resti del medicinale vengono eliminati filtrando attraverso carbone attivo. Dose B: 3 ml di soluzione di base su 1 l di acqua (dose concentrata). Il trattamento con questo dosaggio viene effettuato in un recipiente separato per tre giorni. Dose C: praticando un bagno breve si combattono ectoparassiti. 200 ml di soluzione di base su 10 l di acqua per 30 minuti. Attenzione! Questa dose non viene tollerata da pesci delicati (Caracoidei, Ciclidi nani). Dose D: per prevenire l'insorgere di infezioni dopo il trasporto, si versano nella vasca di quarantena 50 ml di soluzione di base su 100 l di acqua. Dose E: per prevenire la saprolegniosi delle uova versare nella vasca di riproduzione 30 ml di soluzione di base su 100 l di acqua.
C 18: metrifonato (Neguvon)
Indicazioni: ectoparassiti su pelle e branchie. Spettro d'azione: Trichodina, Argulus, Ergasilus, Lernaea, Dactylogyrus, Gyrodactylus. Il Neguvon è molto tossico ed esplica un'intensa azione su crostacei parassiti, vermi parassiti di pelle e branchie. Impiegato per bagni prolungati è molto più efficace che non nei bagni brevi. A concentrazioni elevate e a partire da 28 °C, risulta tossico per molte specie ittiche. Specie grosse di pesci lo tollerano meglio delle piccole. Caracoidei e Siluriformi reagiscono in modo particolarmente sensibile. Si continua a sostenere che il Masoten (medicinale analogo al Neguvon) renda sterili i pesci. Questo è falso. Si sono ottenute ripetute riproduzioni con prole sana di pesci trattati con elevate dosi di Masoten (3 mg/l per tre giorni). Il trattamento è praticabile nell'acquario. Si può impiegare solamente polvere totalmente secca, di colore lievemente bluastro. Se si sono formati dei grumi, il prodotto è inutilizzabile! Anche se il Neguvon viene conservato in vasetti con tappo avvitabile e quindi apparentemente ermetici, dopo alcuni mesi il medicinale perde la sua efficacia e diventa più tossico. Alcuni esperimenti hanno dimostrato che questa perdita di efficacia è da ricondurre alla capacità di estrarre umidità dall'aria. Più umidità dell'aria è stata assorbita, meno il prodotto sarà efficace sui vermi parassiti delle branchie e più tossico diventa per i pesci. Tutti i pesci tollerano molto meglio il Neguvon appena acquistato che non il prodotto conservato. Il processo d'invecchiamento si può rallentare introducendo dopo l'apertura della confezione originale appena acquistata il Neguvon in piccoli vasetti a chiusura ermetica. Questi, a loro volta, vengono posti insieme ad una sostanza essiccante in vasetti più grandi, oppure sigillati ermeticamente in sacchetti di plastica. Come essiccante è ideale il gel di silice. I granuli blu si decolorano se hanno assunto sufficiente umidità. Per rigenerarli si stendono su una teglia e si riscaldano nel forno per circa 15 minuti a 105-110 °C. A questa temperatura essi cedono l'umidità ed assumono di nuovo il colore blu. In questo modo il gel di silice può essere impiegato per anni. Soluzione di base: 1 g di Neguvon su 1 l di acqua. La soluzione dev'essere utilizzata immediatamente, poiché non è conservabile. I residui non devono finire nell'acqua di scarico. Vanno prima neutralizzati (usando soda caustica, si mantiene la soluzione per sei ore su un valore di pH superiore a 12). Dose A: 100 ml di soluzione di base su 100 l di acqua d'acquario. Questa concentrazione viene ben tollerata da quasi tutti i pesci se la temperatura è di circa 25 °C e il valore del pH è compreso tra 6 e 7. Il trattamento viene effettuato per tre giorni, poi si provvede ad un abbondante cambio dell'acqua del 50%. I resti del medicinale possono essere eliminati filtrando attraverso carbone attivo. Dose B: 1 g di Neguvon su 10 l di acqua a 25 °C e con un valore di pH di 6-7, per praticare un bagno di un'ora in un recipiente separato. I vermi vivipari parassiti delle branchie e della pelle si possono combattere con risultato sicuro seguendo la dose A. Con le specie ovipare di Dactylogyrus il trattamento non è così semplice, poiché le uova tollerano dosi elevate di Nevugon (capitolo 7.2.1.2.). Seguendo quanto appena suggerito, è possibile liberare completamente dai vermi parassiti delle branchie un'intera popolazione ittica. Questo trattamento è indicato in particolar modo per acquari da riproduzione senza materiale di fondo e di arredamento Dose C: innanzi tutto i pesci vengono trattati nel loro acquario per tre giorni secondo la dose A. Quindi, si catturano tutti gli individui e li si trasferisce in una vasca priva di parassiti. L'altro acquario viene ripulito accuratamente, si sciacquano tubi e filtro, il materiale del filtro viene lavato e bollito per mezz'ora oppure disinfettato con soluzione di formalina, dopodiché la vasca resterà all'asciutto per almeno tre giorni. L'ottavo giorno dall'inizio del trattamento si impiega nella seconda vasca la dose A per tre giorni. Nel frattempo il primo acquario viene nuovamente riempito con acqua e si lascia andare il filtro. Dopo aver concluso il bagno nella seconda vasca, l'undicesimo giorno i pesci possono essere nuovamente trasferiti nel loro acquario d'origine. Il filtro richiede un periodo di maturazione di almeno 3-6 settimane. Durante tutto il trattamento la temperatura non deve superare 25 °C. Dobbiamo sottolineare espressamente che solo con questa temperatura il successo è garantito. Infatti, le larve che dopo il primo trattamento sgusciano dalle uova non si sono ancora sviluppate in vermi sessualmente maturi quando inizia il secondo intervento. In acquari arredati non si può procedere in questo modo. Si impiega la dose A tre volte per tre giorni rispettivamente, lasciando intervalli di riposo di cinque giorni. Dopo ogni trattamento, la maggior parte dell'acqua dev'essere cambiata. Complessivamente la procedura occupa un arco di 19 giorni e indebolisce parecchio i pesci. Siccome una parte delle uova di Dactylogyrus sopravvive nel materiale di fondo per settimane o mesi e solamente dopo questo periodo si sviluppano, questo metodo non è di successo durevole. In linea di principio si deve mettere in guardia da un impiego troppo sconsiderato di Neguvon. Molti casi di morte dei pesci hanno dimostrato che l'utilizzo non è privo di difficoltà e spesso si impiega materiale conservato troppo a lungo. L'effetto tossico è differente da specie a specie e dipende dalle caratteristiche dell'acqua. Inoltre, aumenta con la durata del trattamento. Dosi elevate, in genere, vengono ben tollerate nelle prime 24 ore. In nessun caso i pesci devono essere introdotti in una soluzione già utilizzata o preparata alcune ore prima.
C 19: metronidazolo
Indicazioni: infezioni da flagellati nell'intestino e negli organi. Spettro d'azione: Hexamita, Spironucleus, Trichomonas, Protoopalina. Non serve contro i vermi! La sostanza viene utilizzata per bagni prolungati nell'acquario arredato. Si polverizza una compressa con 250 mg di sostanza e si scioglie in acqua tiepida. Quindi si distribuisce la soluzione sulla superficie dell'acqua dell'acquario. Per sostenere la terapia si può aumentare la temperatura di 3 °C. Dose: 1 compressa (o 250 mg di sostanza) su 50 l di acqua d'acquario. Dopo tre giorni si sostuisce un terzo dell'acqua e si diminuisce lentamente la temperatura. Un filtraggio attraverso carbone attivo elimina il medicinale dell'acqua. Piante delicate possono allora crescere a stento per un certo periodo. Nel mangime: nel cibo preparato secondo B 5 si aggiunge una compressa polverizzata (250 mg di principio attivo) a 50 °C. Somministrare per sei giorni, di mattina e di sera.
C 20: MS 222 (tricaino-metano-sulfonato) (Sandoz)
Ms 222 è uno dei più efficaci anestetici per pesci. Tuttavia agisce acnhe su molti invertebrati, sicchè in microscopia può essere usato per immobilizzare dei microrganismi. L'effetto sui pesci diminuisce un po' con l'aumento della durezza dell'acqua. Dose A: per tranquillizzare i pesci durante il trasporto: 10 mg su 1 l di acqua. Dose B: come anestetico per prelevare raschiati: secondo le dimensioni del pesce sono necessari 50-130 mg/l (REICHENBACH-KLINKE 1980). Al massimo dopo 15 minuti il pesce va trasferito in acqua nuova, dove nel giro dei successivi 15 minuti si riprenderà. Dose C: per uccidere dei pesci: 1 g su 1 l di acqua provoca la morte in dieci minuti.
C 21: nitrofurantoina
Indicazioni: intorbidamento e corrosione delle pinne (bagno); affezioni batteriche esterne; per evitare la trasmissione dell'idropisia, dell'infezione batterica renale, delle vibriosi. Spettro d'azione: alcuni batteri Gram-positivi, Pseudomonas, Aeromonas, Vibrio. Se da un acquario sono stati trasferiti in una vasca di quarantena dei pesci colpiti da malattia batterica, per i rimanenti pesci si può impiegare come misura profilattica la nitrofurantoina. Il medicinale può essere usato nell'acquario, se il materiale filtrante è stato prima lavato ed i sedimenti sifonati. Il carbone attivo dev'essere tolto dal filtro. Dose: 100 mg di nitrofurantoina su 30-40 l di acqua d'acquario. Riccorendo alle capsule in commercio, sarà facile staccare le due metà ed ottenere così il principio attivo. Questo viene sciolto in un bicchiere di vetro con acqua calda; quindi si versa il liquido, insieme ai resti non disciolti, nell'acquario su cui intervenire. Il bagno prolungato viene effettuato per una durata di 15 giorni. Dopodiché si cambia gran parte dell'acqua e si filtra attraverso carbone. Nel mangime: su 200 g di mangime B 5 si aggiungono 300 mg di nitrofurantoina polverizzata. La somministrazione avviene per nove giorni, di mattina e di sera.
C 22: furazolidone
Indicazioni: malattie batteriche interne come idropisia, foruncolosi, vibriosi e coccidiosi. Spettro d'azione: Pseudomonas, Aeromonas, Vibrio, tricomonadi e alcuni coccidi. Nel mangime: in 100 g di mangime B 5 vengono miscelati 300 mg di furazolidone a 50-55 °C. Si somministra per sei giorni, di mattina e di sera. E' disponibile in Italia il Furoxone della Formenti (compresse da100 mg).
C 23: Nystatin Lederle, pomata (attualmente non disponibile in Italia)
La base della pomata consiste in polietilene e paraffina liquida e aderisce particolarmente bene alla mucosa. Indicazioni: micosi della pelle e loro prevenzione in seguito a lesioni. Spettro d'azione: funghi. Il pesce viene prelevato dall'acqua, le zone colpite da micosi vengono cautamente asciugate con carta assorbente e poi impomatate. Durata del trattamento: 1-2 volte al giorno, finché le ife fungine sono scomparse e la ferita si è rimarginata oppure si è formata pelle nuova. Nella maggior parte dei casi sono del tutto sufficienti i curativi antimicotici reperibili nei negozi di acquariofilia; in caso contrario farsi preparare in farmacia una pomata a base di nistatina, polietilenglicole e paraffina liquida.
C 24: citrato di piperazina, sostanza
Indicazioni: vermi nell'intestino. Spettro d'azione: acantocefali, vermi nastriformi, trematodi. Il citrato di piperazina dev'essere somministrato con il mangime, in modo da avere immediato effetto nell'intestino. Essendo resistente alla temperatura, può essere aggiunto al mangime B 5 a una temperatura di 80 °C. Dose: 600 mg di citrato di piperazina su 100 g di cibo B 5. Somministrare il primo e l'ottavo giorno, di mattina e di sera. Il principio attivo praziquantel è contenuto nelle compresse Droncit della Bayer. Serve contro vermi nastriformi e trematodi. Dose: 5 mg di pranziquantel per chilogrammo di peso vivo. Questo corrisponde a circa un quarto di una compressa di Droncit polverizzata su 100 g di mangime B 5.
C 25: sulfamidici (sulfatiazolo come sostanza)
Con questo medicinale esistono in commercio molti preparati. Indicazioni: infezioni batteriche interne. Spettro d'azione: actinomiceti, cocchi e molti batteri Gram-positivi, pochi Gram-negativi, Pseudomonas, flexibatteri, corynebatteri. Siccome i sulfamidici passano molto bene dall'intestino alle vie sanguigne, il trattamento più efficace è la miscelazione con il mangime. Soprattutto in casi di infezioni degli organi interni con i batteri citati essi sono il medicamento di elezione. Nel mangime: su 100 g di mangime B 5 si miscelano 300 mg di sulfatiazolo. La temperatura può aggirarsi intorno a 60 °C. Questo mangime va somministrato per tre giorni, di mattina e di sera. L'applicazione come bagno prolungato viene resa difficoltosa dalla scarsa solubilità della sostanza. Il trattamento avviene in un recipiente separato. La quantità pesata del medicinale viene sciolta in acqua, con temperatura fino a 60 °C, in un recipiente chiuso, agitando energicamente per alcuni minuti. Siccome l'acqua imprigionata si espande molto, il recipiente potrebbe rompersi; pertanto, dopo aver agitato un po', si deve lasciar sfiatare l'aria in eccesso. Quindi si distribuisce la sospensione sulla superficie dell'acqua della vasca di trattamento che dev'essere priva di filtro, poiché altrimenti il medicinale diffuso finemente nell'acqua viene eliminato. Per evitare che la sostanza si depositi sul fondo, l'acqua dev'essere mantenuta in forte movimento mediante una pietra porosa. Dose: 1 g di sulfatiazolo come sostanza su 10 l di acqua. I pesci restano nella sospensione per 3-5 giorni.
C 26: trimetoprim
Indicazioni: infezioni degli organi interni e del sangue sostenute dai batteri e cocchi. Spettro d'azione: stafilococchi, streptococchi emolitici, pneumococchi, Escherichia coli, enterococchi, Proteus, Haemophilus influenzae, salmonelle e shigelle. In combinazione con un sulfamidico si ottiene un'efficacia notevolmente superiore. Per questo motivo nelle farmacie sono disponibili preparati già combinati, che contengono in rapporto ottimale il trimetoprim e il sulfametossazolo. Siccome gli agenti patogeni sviluppano molto rapidamente una resistenza, il medicinale andrebbe impiegato una sola volta ogni 6 mesi. Dose: 1 compresse di Eusaprim forte su 80 l di acqua in un recipiente separato, per una durata di 3-5 giorni. Il filtro non deve contenere carbone, la lana sintetica va sciacquata accuratamente prima dell'aggiunta del medicinale.
C 27: preparati vitaminici
Nei preparati impiegabili in acquariofilia, le vitamine sono legate ad una polvere non idrosolubile oppure in olio, sicchè non possono disperdersi, ma restano nella maggior parte aderenti al mangime finché non viene assunto dal pesce. E' importante che il preparato scelto contenga anche calcio e fosforo, in modo da poter guarire anche la Malattia del buco, quando ne è stata eliminata la causa (vedi capitolo 9.3.). Ma anche molti altri oligoelementi esplicano un'azione favorevole sulla salute e sui colori dei pesci. Preparati che contengono vitamine disciolte in acqua non sono molto efficaci, poiché queste si disperdono nell'acqua dell'acquario e vengono rapidamente decomposte. Si dosano 500 mg di polvere vitaminica su 100 g di mangime. Ai pesci sani questo cibo vitaminizzato non va somministrato più di due volte alla settimana. Ai pesci malati, invece, può essere dato anche quattro o cinque volte alla settimana. Quando i pesci sono guariti, si torna alla dose normale. Anche la sovralimentazione dei pesci con vitamine conduce a manifestazioni patologiche (capitolo 9.3.). Ultilizzando nel mangime B 4/B 5 Osspulvit-N o un prodotto analogo solo a base di calcio e vitamina D, le vitamine e le sostanze minerali mancanti devono essere integrate con altri preparati. Si può ricorrere a compresse multivitaminiche polverizzate (per esempio VMP-N della Pfilzer) oppure ad altri prodotti analoghi di alta quantità reperibili nei negozi di acquariofilia.
C 28: Volon A, pomata
(Squibb-Heyden; prodotto attualmente non disponibile in Italia) Questa pomata, il cui principio attivo è il triamcinolone acetonide,aderisce in maniera eccellente alla mucosa. Per applicarla la mucosa dev'essere asciugata come descritto in C 23. Il prodotto viene impiegato in casi di lesioni o infezioni cutanee, coprendo le aree interessate con uno strato di pomata. Il principio attivo del Volon A è antinffiammatorio; ciò significa che possono essere trattate anche lesione cutanee di una certa estensione. Se necessario, si possono mischiare alla pomata degli antibiotici, dei sulfamidici e degli antimicotici in polvere. Dose: miscelare bene il 5% in volume di principio attivo in polvere su 95% di quantità di pomata.
C 29: perossido di idrogeno (H2O2) al 3%
Oltre che per la H2O2 può essere impiegato anche un rapido arricchimento di ossigeno dell'acqua in acquario. Si decompone in acqua e libera così dell'ossigeno puro. Si versano 25 ml di H2O2 (3%) su 100 l di acqua d'acquario (KRAUSE 1985). In nessun caso l'intervento dev'essere effettuato due volte. In caso di sovradosaggio, ai pesci vengono corrose le branchie e la mucosa, con conseguenze letali. Se la respirazione dei pesci non si normalizza nel giro di pochi minuti, la mancanza dell'ossigeno deriva da altre cause (per esempio, parassiti delle branchie).
D 1: permanganato di potassio (KMnO4)
Il permanganato di potassio serve per disinfettare gli acquari e le attrezzature che non si possono bollire (tubi, termometri, ecc.). Si riempie d'acqua l'acquario fino all'orlo e vi si immergono tutte le attrezzature. Poi si aggiunge tanto permanganato di potassio fino a creare una soluzione di colore viola intenso, totalmente torbida. Il filtro esterno si lascia funzionare senza ricarica, in modo che tutte le particelle della soluzione vengano fatte circolare. Dopo tre giorni la vasca viene svuotata e lavata con acqua pulita finché non compare più alcuna colorazione.
D 2: sale da cucina (NaCI)
Anche il sale da cucina può essere usato per la disinfezione. Si sciolgono 350 g di sale in 1 l di acqua. Una disinfezione totale di un acquario con questo sistema diventa però troppo costosa e scomoda, tuttavia questo metodo è ideale per liberare dai germi retini e attrezzi piccoli. Si prepara un secchio con questa soluzione concentrata e qui si riporranno sempre i retini di cattura. Un retino andrebbe tenuto in questa soluzione per 24 ore prima di essere riutilizzato. Siccome la soluzione salina non deperisce mai, né perde la sua concentrazione, un secchio così riempito può essere usato a lungo. L'acqua evaporata viene integrata con acqua di rubinetto. Colorando la soluzione salina con un po' di blu metilene, è escluso scambiare il nostro secchio con altri. Gli acquari vuoti possono essere trattati con una pappetta di sale e soluzione salina. Si lascia seccare la sostanza sui vetri e si ripete l'operazione altre cinque volte nel giro dei giorni successivi. Un procedimento efficace, ma poco pratico.
D 3: perossido di idrogeno (H2O2) al 30%
L'H2O2 è una sostanza che sotto la luce si decompone in acqua normale (H2O) ed ossigeno. Perciò viene conservato in flaconi marroni. Per la disinfezione di un acquario senza pesci né materiale di fondo si impiegano 50 ml di H2O al 30% su 100 l di acqua. Il materiale di decorazione e gli attrezzi possono essere posti nella soluzione. Il ghiaietto è meglio liberarlo dai germi tenendolo nel forno per due ore (senza considerare il tempo di riscaldamento) a 150 °C, poiché altrimenti l'H2O2 si consuma troppo rapidamente. Il filtro resta in funzione senza carica (vedi D 1). La vasca va lasciata per tre giorni con la soluzione citata; durante questo periodo l'illuminazione resta accesa. Dopo si svuota la vasca e si sciacqua con acqua di rubinetto. Il grande vantaggio dell'H2O2 è il fatto che non permangono residui tossici, da eliminare poi a fatica.
D 4: allume
Disinfezione delle piante Le piante che nel negozio di acquariofilia non sono state tenute in vasche di sola vegetazione, bensì insieme a pesci, possono trasmettere in acquario agenti patogeni e i loro stadi quiescenti. Siccome sono molto difficili da tenere in quarantena, si devono liberare dai germi prima di introdurle in acquario. Si scioglie un cucchiaino da tè colmo di allume in 1 l di acqua. In questo liquido le piante vengono immerse per cinque minuti. Dopo un risciacquo accurato con acqua fresca, possono essere introdotte nell'acquario di destinazione.
D 5: isopropanolo, acol isopropilico al 70%
Disinfezione di mani ed attrezzi. Dopo la dissezione di un pesce, qualche acquariofilo può sentire l'esigenza di disinfettasi le mani, oltre che lavarsele accuratamente. Di norma questa disinfezione non è necessaria, poiché in genere le malattie dei pesci non si trasmettono all'uomo. L'isopropanolo al 100% viene diluito fino al 70%. Si prendono 70 ml di isopropanolo al 100% e si allunga con acqua fino a raggiungere 100 ml di liquido. Con questa soluzione d'impiego ci si frega le mani dopo averle lavate, quindi si lasciano asciugare all'aria. Anche attrezzi più piccoli e tubi possono essere liberati dai germi immettendoli in questa soluzione. Riempiendo con isopropanolo al 70% una bottiglia a spruzzo, normalmente impiegata per nebulizzare dell'acqua sui fiori, si possono disinfettare acquari vuoti e oggetti più grossi. Si spruzza abbondantemente e uniformemente su tutte le superfici e in particolare sugli angoli difficilmente accessibili, poi si lascia asciugare. Dopo poche ore si ripete l'operazione. La soluzione evapora senza lasciare residui, di modo che dopo l'essicamento si può nuovamente riempire l'acquario disinfettato.
D 6: formalina
Si versano 30 ml di formalina al 35-40% in un secchio riempito con 10 l di acqua e si chiude con un coperchio. Per evitare confusioni con altri secchi, si colora la soluzione con del blu di metilene. In questa soluzione si conservano retini ed attrezzi piccoli. Un bagno di due ore disinfetta in modo assolutamente sicuro. In locali chiusi questo metodo non è privo di rischi, poiché i vapori della formalina possono entrare nell'aria e provocare irritazioni alle vie respiratorie. ...segue»

Fonte: libro "Malattie dei pesci d'acquario" del Dott.Dieter Untergasser del 1989 non più in commercio in Italia. MGA©

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